Conti correnti, intestati a ignare vittime, prosciugati grazie alla complicità di funzionari postali e bancari. I carabinieri della Compagnia Roma Eur hanno eseguito nelle province di Roma e Napoli un'ordinanza che dispone misure cautelari nei confronti di 19 indagati (dieci in carcere, otto ai domiciliari e un obbligo di dimora) ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere, operante tra il Lazio e la Campania, finalizzata all'indebito utilizzo di carte di credito e alla frode informatica, tramite accesso abusivo a un sistema informatico o telematico, nonché sostituzione di persona, truffa, ricettazione e riciclaggio. Tra gli arrestati, oltre coloro i quali avevano incarichi organizzativi ed apicali, anche un vice direttore di un ufficio postale e un impiegato di banca che avevano il ruolo di assicurare all’associazione informazioni privilegiate e un avvocato del Foro di Roma con collegamenti internazionali.

Truffate oltre sessanta vittime

L'organizzazione, grazie al furto d'identità dei correntisti, avrebbe sottratto a più di sessanta vittime - tra privati cittadini e istituti finanziari- una somma che si aggirerebbe attorno ai 3 milioni di euro. Il sistema congegnato dal gruppo criminale si articolava in diverse fasi: «L’ottenimento illecito delle informazioni personali delle vittime; la predisposizione di falsi documenti di identità; l’utilizzo di tali dati per commettere altri reati, che nel caso di specie sono consistiti in truffe ai danni di privati o di istituti bancari e postali; reiterate indebite utilizzazioni, a fini di profitto, di carte di credito illecitamente rilasciate grazie ai dati acquisiti da parte di falsi titolari previa sostituzione di persona».

L’indagine

L’indagine è partita a seguito dell’arresto, eseguito dai militari dell'Arma, nel mese di maggio del 2016, di due persone di origini campane trovate in possesso di più di 30 carte plastificate in bianco con banda magnetica, nonché 25 carte d’identità falsificate e numerosissimi fogli con i dati completi di carte di credito già emesse. «Gli accertamenti sul materiale rinvenuto – si legge in una nota – hanno consentito di svelare un  complesso meccanismo truffaldino attraverso il quale il sodalizio giungeva all’emissione fraudolenta di carte di credito ad insaputa dei titolari, ponendo le vittime in condizione di vulnerabilità protratta nel tempo, con conseguenze che incidono gravemente sulla sfera della riservatezza individuale. Complici del sistema, come detto, anche un vice direttore di un ufficio postale ed un dipendente di un istituto di credito i quali, utilizzando indebitamente le proprie credenziali d’accesso, estrapolavano agevolmente i dati dei correntisti che venivano messi a disposizione del gruppo criminale».