«Mio figlio è stato bullizzato sul pulmino della scuola. Oltre ad averlo malmenato, una delle ragazzine gli ha detto: 'I negri si siedono davanti, i bianchi dietro'. Mi ha raccontato di non essersi difeso per non passare dalla parte del torto». E’ lo sfogo della mamma del bimbo italo-senegalese di 11 anni salito su una scuolabus nel Trevigiano, in un lungo messaggio pubblicato sulla pagina Facebook 'Cara Italia', che promuove l'integrazione. Il fatto, come riporta 'Il Corriere Veneto', è accaduto mercoledì in un piccolo paese del Trevigiano.

Insultato e schiaffeggiato

Si tratta di due adolescenti (la posizione di una terza è ancora da chiarire) di terza media. Quando l'undicenne è salito sul bus, secondo quanto ricostruito da Il Corriere Veneto, l'autista l'ha invitato a lasciare i sedili anteriori ai bimbi delle elementari.

Ma gli ultimi posti, come spiega la mamma, son quelli più ambiti dagli studenti. Due erano liberi ma quando il bambino si è avvicinato, è stato bloccato da una scolara, poi la frase terribile. Quando, un paio di fermate dopo, sullo scuolabus è salita l'amica della prima ragazzina, il bambino è stato schiaffeggiato e spinto verso lo sportello, fino a doversi inginocchiare a terra. «Qualcuno - racconta la donna al Corriere del Veneto - ha provato a dire 'basta' ma non è servito. Per fortuna la scuola non era molto lontana. Mio figlio è arrivato in classe molto turbato, si è messo a piangere e ha raccontato ciò che era accaduto agli insegnanti, ricevendo la solidarietà di tutti».

La reazione del paese

Il sindaco del paesino, che ha incontrato le ragazzine (e i loro genitori), ha dichiarato che queste «hanno negato di aver pronunciato quella frase con intenti razzisti giustificandosi con il fatto che in questi giorni stanno studiando la storia di Rosa Parks, che negli anni Cinquanta si rifiutò di cedere il posto a una passeggera bianca, su un autobus degli Stati Uniti. Impossibile sapere se davvero si sia trattato di un grande fraintendimento, ma di certo si sono impegnate a chiedere scusa allo studente per come l'hanno fatto sentire». La madre del bambino non vuole sporgere denuncia. A suo giudizio, «la reazione della comunità è stata immediata» e si augura «che quelle ragazzine capiscano che, per non perdere l'opportunità di vedere la bellezza nel mondo, devono iniziare ad aprire gli occhi».