Colpo di scena in apertura dell'udienza del procedimento contro otto militari dell’Arma sul caso del giovane detenuto morto nel 2009 all’ospedale Pertini di Roma
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È stato subito rinviato il processo sui presunti depistaggi che sarebbero seguiti alla morte di Stefano Cucchi, arrestato il 15 ottobre del 2009 per droga e deceduto sette giorni dopo all’ospedale Sandro Pertini di Roma. In apertura dell’udienza il giudice Federico Bonagalvagno si è astenuto dal processo che vede imputati otto carabinieri. Bonagalvagno ha giustificato la sua astensione spiegando di essere un ex carabiniere attualmente in congedo. La richiesta di astensione era stata presentata dal legale della famiglia Cucchi e dalle altre parti civili.
L’astensione legata ai rapporti con alti ufficiali
Nel motivare la scelta di astenersi il giudice Bonagalvagno ha citato sia i suoi rapporti personali con alcuni alti ufficiali, tra cui l’ex comandante generale dell’Arma dei carabinieri Tullio Del Sette, sia il fatto di aver partecipato a una serie di eventi sempre alla presenza del generale. Bonagalvagno ha spiegato in aula che essendo questo sui falsi e sui depistaggi legati al caso
Cucchi un processo mediatico, un clima di "sospetto" avrebbe potuto influire sul sereno svolgimento del dibattimento. Il nuovo giudice monocratico nominato è Giulia Cavallone. Il ministero della Giustizia ha presentato istanza di costituzione di parte civile. Tra le parti civili già costituite, la presidenza del Consiglio dei ministri e l’Arma. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 16 dicembre.
Otto carabinieri imputati a processo
Gli 8 imputati sono tutti carabinieri, tra cui alti ufficiali, accusati a vario titolo e a seconda delle posizioni di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia. Si tratta del generale Alessandro Casarsa, all’epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma, e altre sette carabinieri, tra cui Lorenzo Sabatino, allora comandante del reparto operativo dei carabinieri di Roma, Francesco Cavallo, al tempo tenente colonnello e capo ufficio del comando del Gruppo Roma; Luciano Soligo, all’epoca dei fatti maggiore dell’Arma e comandante della compagnia Roma Montesacro; Massimiliano Colombo Labriola, all’epoca dei fatti comandante della stazione di Tor Sapienza; Francesco Di Sano, all’epoca in servizio alla stazione di Tor Sapienza; Tiziano Testarmata, comandante della quarta sezione del nucleo investigativo dei Carabinieri e il carabiniere Luca De Cianni, accusato di falso e di calunnia.
L'inchiesta del pm Giovanni Musarò ruota attorno alle annotazioni redatte da due piantoni dopo la morte del geometra romano e modificate per far sparire ogni riferimento ai dolori che il giovane lamentava la notte dell'arresto dopo il pestaggio subito nella stazione della compagnia Appia.