Servirà un vertice tra Salvini e Di Maio per evitare la rottura nel governo gialloverde. Intanto il leader del Carroccio avverte: «Questione delicata da non affrontare a colpi di emendamenti»
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È scontro Lega-5 stelle sul tema della prescrizione. La relatrice pentastellata alla Camera aveva ritirato l'emendamento sulla sospensione dopo il primo grado per poi ripresentarlo identico salvo il titolo. E mentre rimane il dissenso con la Lega, non basta la mediazione del ministro Bonafede, servirà un vertice con Matteo Salvini e Luigi Di Maio per evitare la rottura. Intanto sull’argomento Conte ha commentato da Algeri: «Essendo nel contratto di governo, manterremo il punto».
Salvini: «Questione delicata»
I 5Stelle ancora distinguo e dissensi rispetto al testo. Per Di Maio, tuttavia, «la riforma va approvata nel ddl anticorruzione, nessuno stralcio. Troveremo un accordo con la Lega» dice. Di diverso avviso, Salvini che ha affermato: «questione delicata che non va affrontata a colpi di emendamenti».
Il governo dovrà fare i conti con il Senato
La decisione definitiva è attesa per oggi, tuttavia le indiscrezioni circa la volontà di porre la questione di fiducia sul decreto sicurezza preparano il governo a farsi due conti sulle sue forze al Senato. La prima e unica volta che l'Aula di Palazzo Madama votò la fiducia, è stato il sei giugno scorso. Quel giorno segnò la nascita del governo gialloverde: la maggioranza poté avvalersi di 171 voti, 10 oltre la soglia necessaria: 58 leghisti, 109 i senatori pentastellati, per un totale di 167 voti, a cui si aggiunsero due ex M5S Buccarella e Martelli, espulsi dal Movimento, e due eletti all'estero del Maie. Sempre che il governo mantenga la volontà di porre la questione di fiducia, la maggioranza con ogni probabilità passerà l'ostacolo con facilità: la pattuglia dei 4 senatori 'ortodossi', che in questo caso coincidono con i contrari al decreto, infatti, non dovrebbero partecipare al voto. Con questa decisione di restare fuori dall'emiciclo, Matteo Mantero, Elena Fattori, Gregorio De Falco e Paola Nugnes, di fatto porranno l'accento sul loro dissenso al provvedimento, contro cui si sono battuti sino alla fine a colpi di emendamenti. Tuttavia eviteranno sanzioni, non rompendo con il governo. I numeri scenderanno quindi a 167, comunque sei senatori sopra la soglia minima della maggioranza d'Aula.