Nel documentario dedicato alla sua figura di uomo e vescovo di Roma, il pontefice venuto dalla “fine del mondo” per la prima conferma il suo pensiero sulle unioni civili
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«Le persone omosessuali hanno diritto a una famiglia. Sono figli di Dio». Papa Francesco, nel documentario 'Francesco' del regista russo Evgeny Afineevsky, presentato oggi alla Festa di Roma, dice per la prima volta esplicitamente che le coppie gay devono avere una copertura legale: «Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo», aggiunge poi il pontefice.
La capacità di dialogo di Papa Francesco
Il documentario parte – e chiude – con l'immagine potentissima di Papa Francesco nella piazza San Pietro completamente vuota: la sua camminata faticosa, i candelabri che illuminano il sagrato, il selciato bagnato dalla pioggia, le sirene delle ambulanze in sottofondo. Erano i giorni più duri, noi chiusi in casa e i drammatici bollettini, e il pontefice pregava per la fine della pandemia da Coronavirus: c’era tutto il mondo, in quella piazza vuota, anche chi non crede. Afineevsky, per raccontare il papa venuto dalla “fine del mondo”, sceglie quel momento, un evento che fa già parte dei libri di storia, perché testimonia la sua capacità di dialogare oltre gli steccati, ascoltando e accogliendo anche chi non si riconosce nella religione cattolica.
Il pontefice venuto dalla fine del mondo
È lui stesso a parlare, disponibile a restituire pezzi di un passato certamente noti ma che, attraverso la sua voce e le foto che lo ritraggono giovanissimo con la famiglia emigrata in Argentina, rivelano angolazioni inedite. Ma il passato dell’uomo destinato a diventare papa – compreso il ricordo degli anni culminati con la nomina a vescovo di Buenos Aires – è uno dei frammenti di un ritratto complesso e composito che si concentra sulla sua attenzione nei confronti degli ultimi del mondo.
Lo vediamo, coinvolto e turbato, che prega a Lampedusa per le vittime di una delle troppe tragedie del mare o che si commuove per i disegni dei bambini di Lesbo, ospitati con le famiglie in Vaticano. Un pontefice che si mette in cammino per toccare con mano il dolore, anche quando il dramma è vicino a casa (la visita nell’Arquata del Tronto distrutta dal terremoto: la sua figura con le macerie alle spalle è un’altra immagine di grandissimo impatto).
E che, al contempo, utilizza Twitter per motivi pastorali, sempre con l’obiettivo di allargare e mai restringere, con umiltà, saggezza, generosità: d’altronde, diceva San Francesco, “Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura… e se necessario usate le parole”, come si legge in apertura.
Il tema degli abusi
Ma Francesco racconta anche i cambiamenti fondamentali di un pontificato che ha declinato la sua vicinanza ai più deboli e ai dimenticati prendendo posizioni diplomaticamente dirompenti come lo scontro con la Turchia sul genocidio armeno. Ma, soprattutto, il documentario riserva ampi spazi alla battaglia contro gli abusi sessuali nella Chiesa, dando voce alle vittime e focalizzandosi in particolare sulla vicenda Karadima, caso esemplare della linea di Bergoglio nel trattare un tema minimizzato per troppo tempo. Una biografia stimolante e profonda, con i silenzi delle preghiere a unire le tessere del mosaico.