Gli auguri arrivano da tutto il mondo mentre il Pontefice, fedele al suo stile, dedica la giornata agli emarginati. Nell’autobiografia in uscita, Bergoglio svela retroscena sull’attentato in Iraq e ricordi delle periferie di Buenos Aires
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Papa Francesco, foto ansa
Papa Francesco compie 88 anni e, come da tradizione, anche questo 17 dicembre sarà un compleanno di lavoro. Festeggiamenti? Nessuno, o almeno non nel senso più convenzionale del termine. Piuttosto, la giornata trascorrerà all’insegna dell’impegno e, come spesso accaduto negli anni passati, con attenzioni rivolte ai più dimenticati, ai senzatetto e agli emarginati che gravitano intorno a Piazza San Pietro. È il modo di Bergoglio di celebrare la vita, con gesti silenziosi di carità e concretezza, lontano dalle luci della ribalta.
Gli auguri al Papa
Gli auguri al Pontefice non si sono fatti attendere e, come sempre, sono arrivati da ogni angolo del mondo. Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, ha voluto sottolineare l’importanza di Francesco come riferimento morale in un tempo complicato: «Un punto fermo cui guardare nei momenti di più profonda angoscia o di intima inquietudine. Le sue parole e i suoi insegnamenti sono fonte di ispirazione per tutti noi», Anche il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha scritto su X: «Che il suo cammino continui a essere illuminato dalla fede e sostenuto dalla speranza».
Non poteva mancare la voce della Cei, che ha definito la lettera enciclica Dilexit nos «una bussola per un mondo che sembra aver smarrito la rotta», travolto dalla violenza, dalle guerre e dal cinismo di questi tempi. Un affetto collettivo, accompagnato da piccoli momenti di leggerezza come quello della finta torta regalata dai giornalisti dell'Associazione dei vaticanisti sul volo di ritorno dalla Corsica domenica scorsa. Finta per "motivi scaramantici", visti gli auguri in anticipo, come ha precisato la presidente Valentina Alazraki, ma apprezzato con calore da Bergoglio che ha ringraziato di cuore.
L’autobiografia
Ma questo compleanno arriva con una rivelazione inattesa e a tratti sconvolgente. Nell’autobiografia del Papa, intitolata “Spera” e in uscita a gennaio, Francesco racconta del viaggio in Iraq del 2021 e del duplice attentato da cui è scampato. Durante quella missione, fortemente voluta dal Pontefice nonostante i ripetuti avvertimenti dei suoi consiglieri, la gendarmeria vaticana era stata informata dai servizi segreti britannici che una giovane donna kamikaze si stava dirigendo verso Mosul con l’intenzione di farsi esplodere durante la visita papale. A questo si aggiungeva un furgone sospetto che seguiva le tappe del viaggio.
«Io volevo andare fino in fondo. Sentivo che dovevo», racconta Bergoglio nel libro. Poi, con una lucidità disarmante, aggiunge: «Domandai alla gendarmeria che cosa si sapeva sui due attentatori. Il comandante mi rispose laconicamente: 'Non ci sono più’. La polizia irachena li aveva intercettati, e fatti esplodere». Il Papa, pur consapevole di aver rischiato la vita, riflette amaramente sul significato di quei fatti: «Anche questo mi ha colpito molto. Anche questo era il frutto avvelenato della guerra».
Ma le pagine dell’autobiografia non si fermano qui. Francesco ripercorre anche la sua infanzia nei barrios di Buenos Aires, dove ha conosciuto la povertà, la miseria e la speranza che convivono nello stesso angolo di strada. Ricorda due donne in particolare, “La Ciche” e “La Porota”, prostitute conosciute nel quartiere Flores. Di quest’ultima parla come di una “Maddalena contemporanea”, una figura emblematica che, insieme alla sorella, riuscì poi a cambiare vita. È in questi racconti che emerge l’essenza del Papa: un pastore cresciuto ai margini, con uno sguardo sempre rivolto a chi è scartato dalla società.
Scrive Bergoglio: «Ho conosciuto il lato più oscuro e faticoso dell’esistenza, l’uno e l’altro insieme nello stesso isolato. In periferia i preti vivono il Vangelo tra gli scartati di un’economia che uccide». Un’affermazione che è, allo stesso tempo, uno specchio della sua missione e una critica feroce a un sistema che lascia indietro i più fragili.
Intanto, mentre c’è chi pensa già al prossimo conclave, con nuovi siti conservatori che analizzano i profili dei cardinali “papabili”, Francesco guarda avanti, ai prossimi impegni pastorali e al Giubileo ormai alle porte. Tra i viaggi in programma spicca la Turchia, una meta simbolica scelta per il 1700° anniversario del Concilio di Nicea, un evento fondamentale per la storia della Chiesa e il dialogo ecumenico. Nonostante gli acciacchi e le difficoltà fisiche, Bergoglio non rallenta, anzi: il suo sguardo continua a essere rivolto al futuro, alla costruzione di ponti di pace e dialogo.
Papa Francesco compie 88 anni con il solito spirito che lo contraddistingue: una tenacia silenziosa, una determinazione incrollabile e una vicinanza concreta a chi soffre. In una giornata in cui altri avrebbero festeggiato con celebrazioni pompose, lui sceglie il lavoro e, probabilmente, un gesto di solidarietà per i più dimenticati. Perché, come lui stesso ha sempre ricordato, “la carità non è un’elemosina ma un incontro con l’altro”. E oggi, come ogni giorno, Francesco non smette di testimoniarlo.