La Procura ha chiesto la condanna a 6 anni per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per aver negato lo sbarco a 147 migranti quando era ministro dell’Interno. Il pm: «Avevano il diritto di scendere dalla nave». Giudici in camera di consiglio, verdetto atteso non prima delle 18
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Salvini all'ingresso in aula bunker a Palermo
«Sono assolutamente orgoglioso di quello che ho fatto, ho mantenuto le promesse fatte, ho contrastato l'immigrazione di massa. Qualunque sia la sentenza per me oggi è una bella giornata perché sono fiero di avere difeso il mio Paese. Rifarei e rifarò tutto quello che ho fatto e sono felice delle dimostrazioni di affetto che tantissimi italiani mi stanno portando. Entro in aula orgoglioso del mio lavoro. Non mollerò assolutamente». Così Matteo Salvini prima di entrare nell'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo per l'udienza del processo Open Arms, dove è imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio.
Il ministro è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per aver negato lo sbarco a Lampedusa, ad agosto del 2019, a 147 migranti soccorsi in mare dalla nave della ong spagnola Open Arms. Il 14 settembre scorso la Procura aveva chiesto la condanna di Salvini a 6 anni.
C'è anche il ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, a Palermo. "Sono qui perché sono amico di Matteo Salvini per dargli la mia vicinanza e la mia solidarietà in questo momento», ha detto all'Ansa. A Palermo anche Claudio Durigon, vice segretario della Lega, e il parlamentare leghista Alessandro Morelli.
Il pm Sabella: «Migranti avevano il diritto di scendere»
«I migranti soccorsi dalla Open Arms non avevano diritto di scendere perché malati, ma perché uomini liberi. Infatti a Salvini si contesta il reato di sequestro di persona, non di lesioni. Il problema è la libertà non la salute», ha detto nel corso di brevi repliche la procuratrice aggiunta Marzia Sabella, pubblica accusa al processo.
«Se una nave da crociera ben può costituire un comodo e pur divertente Pos temporaneo - ha aggiunto - i crocieristi a bordo che si trovano a non poter sbarcare in assenza di valide ragioni sono indubbiamente vittime di sequestro di persona». «Lo sbarco dei minori competeva al ministro dell'Interno, non alla Prefettura come sostiene la difesa. E i minori avevano diritto a sbarcare secondo la normativa Sar», ha proseguito la pm.
«È scorretto inoltre, come fa la difesa, attribuire la giurisdizione alla Spagna, Stato di bandiera della Open Arms - ha continuato il magistrato -. La legge prevede, infatti, che la giurisdizione è del Paese nelle cui acque si trova l'imbarcazione: in questo caso l'Italia». Sabella ha smentito che ragioni di sicurezza nazionale giustificassero il no allo sbarco.
La replica della difesa
«La Procura illumina singoli dettagli oscurando il senso generale. Il pm ha omesso di replicare a fatti gravissimi da me evidenziati durante l'arringa». Lo ha detto, replicando all'intervento della Procura, l'avvocata Giulia Bongiorno che difende Salvini.
Per Bongiorno, inoltre, il pm dimentica che l'accordo di redistribuzione di cui parlò l'ex premier Conte, citato dalla Procura nelle repliche, non era perfezionato, «mancando l'esatto numero dei migranti di cui gli Stati si sarebbero dovuti assumere la responsabilità». Ai migranti, infine, secondo la difesa di Salvini, furono assicurati cibo e riparo durante tutta la loro permanenza sulla Open Arms.
Giudici in camera di consiglio: sentenza non prima delle 18
Si sono ritirati in camera di consiglio, dopo brevi repliche della Procura e della difesa, i giudici del tribunale di Palermo chiamati a emettere il verdetto nei confronti del leader della Lega Matteo Salvini. La sentenza è attesa non prima delle 18.