L’ultima sentenza della Cassazione attribuisce all’anziano veneziano le ricchezze del genitore che morì il 6 marzo 1948 lasciando tutto alla sorella
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Il veneziano Angelo Lizier, oggi 84enne, nacque dalla relazione tra Nicolò Salmini, un ricco spedizioniere di Padova e Maria Lizier un'impiegata del catasto. Il 6 marzo 1948, Salmini morì a Padova, celibe e senza prole legittima, rifiutandosi di riconoscere il figlio. Nel 1939 il commerciante, proprio per quel bambino, finì al centro di uno scandalo giudiziario in un'Italia fascista e fu processato per aver tentato di costringere l’amante ad abortire con l’accusa di indurre a interrompere la gravidanza, ma riuscì a cavarsela con una assoluzione del giudice che non ritenne idoneo il modo con il quale aveva sollecitato Maria Lizier all’aborto.
L'avvocato Enrico Cornelio, che ha seguito il caso, rivela che «nella sua condizione di figlio illegittimo, il mio cliente fu costretto a nascere senza un padre e in estrema povertà». Nicolò Salmini, morto nel dopoguerra, nominò esclusivamente come erede la sorella, lasciandole alcuni appartamenti nel centro storico di Venezia. Da quel momento ebbe luogo la battaglia legale della signora Lizier (deceduta nel 1993) e di suo figlio per riconoscere la paternità.
Una battaglia legale per divenire «figlio legittimo»
Nel 2009 la riesumazione della salma di Nicolò Salmini e il test del Dna confermarono, senza dubbi, che l’uomo è il padre biologico di Angelo Lizier. Nel frattempo era partita anche la causa per dichiarare Angelo Lizier erede legittimo del genitore. Nel 2016 la prima vittoria in aula: il tribunale di Venezia revocò il testamento col quale il commerciante lasciava alla sorella tutti i suoi beni (oggi consegnati ai nipoti). Angelo Lizier venne nominato come unico erede legittimo. Ma nel 2018 la Corte d’appello di Venezia annullò la decisione ritenendo che, quando Salmini si trovava sul punto di morte, sapeva perfettamente di avere un figlio e quindi scelse volontariamente di non dichiararlo suo erede.
La Cassazione, infine, ha accolto il ricorso proposto dall'avvocato Cornelio, eliminando la sentenza precedente e rinviando tutto al tribunale di II grado che dovrà ora attribuire all'84 enne i beni del padre biologico. La revocazione del testamento «per sopravvenienza di figli - scrive infatti la Suprema corte - ha un fondamento oggettivo, riconducibile alla modificazione della situazione familiare rispetto a quella esistente al momento in cui il defunto ha disposto dei suoi beni». Della sentenza, Angelo si reputa soddisfatto: «l’ho sempre saputo che lui era mio padre».