È morto ad Asti, a 90 anni da poco compiuti, l'imprenditore Vittorio Vallarino Gancia, erede della dinastia piemontese che inventò a metà Ottocento lo spumante italiano e diede origine a un marchio, il 'Gancia', che oggi accompagna i suoi prodotti in oltre sessanta Paesi in ogni continente. Lascia la moglie, Rosalba, e i figli Massimiliano e Lamberto. Vittorio Vallarino Gancia, nato nel 1932, aveva dedicato la vita all'azienda di famiglia (di cui era rimasto dal 1996 presidente onorario) portata a Canelli dal bisnonno Carlo, portandola a dimensioni e notorietà internazionali.

«Perdiamo - commenta il ministro per la pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo - un imprenditore che ha portato il Piemonte nel mondo. Mi unisco al cordoglio dei piemontesi ed esprimo sentimenti di vicinanza alla famiglia». «Se ne va un grande imprenditore, re indiscusso dello spumante italiano», è l'omaggio, via twitter, della ministra del Turismo Daniela Santanché. «Con Vallarino Gancia va via un grande imprenditore italiano e un pezzo importante di storia piemontese. Lo ricorderemo sempre per la sua competenza e per la lungimiranza imprenditoriale con cui ha fortemente contribuito a portare il meglio della nostra terra nel mondo» è quanto afferma il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto.

Fra il 2011 il 2013 il brand è stato acquisito dalla Russian Standard del magnate della vodka Rustam Tariko, che comunque ha lasciato la produzione a Canelli con le uve del posto. Innumerevoli sono gli incarichi che Vallarino Gancia ha ricoperto nel corso della sua attività professionale. Fu presidente della Camera di Commercio di Asti, presidente del Consorzio per la tutela dell'Asti spumante, presidente della Federvini, presidente dell'Unione italiana vini. Nel 1994 venne nominato Cavaliere del Lavoro. A Canelli, dove era nato, restava per tutti "il dottor Vittorio". Nel 1975 Gancia fu rapito dalle Brigate Rosse. I carabinieri individuarono in poco tempo il luogo in cui era stato rinchiuso, la cascina Spiotta, vicino ad Acqui Terme; nella sparatoria che ne seguì persero la vita la brigatista Mara Cagol e un appuntato dell'Arma, Giovanni D'Alfonso. Su impulso del figlio di quest'ultimo la procura di Torino, lo scorso anno, ha aperto un'inchiesta per risalire all'identità di un brigatista presente sul posto ma rimasto sconosciuto. Nelle scorse settimane sono stati rintracciati e ascoltati alcuni testimoni, tra cui alcuni ex Br.