Durante le operazioni di identificazione i migranti dovranno garantire una fideiussione bancaria per ottenere lo status di rifugiato e non essere trattenuti nei Centro di permanenza per il rimpatrio. Lo stabilisce il nuovo decreto del Governo, pubblicato oggi in Gazzetta ufficiale
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Chi arriva in Italia senza un permesso di soggiorno passa per un hotspot (come quello di Lampedusa, in questi giorni in piena emergenza), il luogo dove avviene la prima assistenza sanitaria, il fotosegnalamento e la pre-identificazione.
È qui che si differenziano i richiedenti asilo dai cosiddetti migranti economici, quelli che vengono spediti nei Cpr, i Centri di permanenza per il rimpatrio.
È la fase in cui un richiedente asilo avvia la procedura, si accerta il suo stato di salute e si avviano le indagini per verificare se ha diritto di entrare nello Stato.
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Con il nuovo decreto del Ministero dell’Interno, firmato anche dal ministro della Giustizia Nordio e da quello dell’Economia Giorgetti, il richiedente asilo potrà evitare di essere trattenuto in un centro mentre aspetta che la sua domanda sia accettata o respinta. Come?
Con cinquemila euro.
È questa la somma che il decreto pubblicato oggi in Gazzetta ufficiale chiede ai migranti che vengono da «un Paese sicuro». Una garanzia finanziaria di ben 4.938 euro, che deve garantire la disponibilità di un alloggio adeguato sul territorio nazionale, la somma occorrente al rimpatrio e i mezzi di sussistenza minimi. La garanzia sarà trattenuta fino a 4 settimane.
Alla frontiera, «allo straniero è dato immediato avviso della facoltà, alternativa al trattenimento, di prestazione della garanzia finanziaria».
La garanzia deve essere versata in unica soluzione mediante fideiussione bancaria ed è individuale, non può, cioè, essere versata da terzi. La somma deve essere disponibile già durante le operazioni di identificazione.
Ai migranti, salvati dal mare dopo giorni, forse mesi, di viaggi attraverso i deserti, le violenze e le privazioni ed, infine, il Mediterraneo, verrà richiesta una fideiussione bancaria.
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Il nuovo decreto richiama la direttiva del ministro dell'Interno dell'1 marzo 2000, in cui si dispone che «lo straniero, ai fini dell'ingresso sul territorio nazionale, indichi l'esistenza di idoneo alloggio nel territorio nazionale, la disponibilità della somma occorrente per il rimpatrio e la disponibilità dei mezzi di sussistenza minimi necessari».
Nel caso in cui «lo straniero si allontani indebitamente, il prefetto del luogo ove è stata prestata la garanzia finanziaria procede all'escussione della stessa». I soldi, cioè, vengono requisiti dallo Stato.
La garanzia finanziaria di quasi 5mila euro darà la possibilità a chi si è visto negare lo status di rifugiato, di restare libero e non essere trattenuto in un Cpr fino all’esito del suo ricorso contro il rigetto della domanda.
«Il Governo chiede 5mila euro per la libertà, uno schifo - commenta Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra - Ed è significativo della natura punitiva della norma che l'importo da mettere a garanzia non possa essere messo da terzi. Chi non paga va nei campi di detenzione, come li chiama il governo. Che vergogna. Una norma che garantisce la libertà a chi paga fa solo schifo».