Si è detta disponibile ad «aprire un confronto con l'opposizione», Giorgia Meloni. Il salario minimo continua a non piacere alla maggioranza di governo, meglio la contrattazione collettiva e il taglio delle tasse sul lavoro, dicono, ma sul salario minimo si apre, forse, uno spiraglio di discussione.

«C'è un’opposizione che si pone in modo responsabile, serio, garbato e non pregiudiziale» ha detto Meloni questa mattina a Rtl 102.5 «È giusto dare un segnale, indipendentemente dal fatto che poi troveremo una soluzione al problema. Apriremo il confronto e cercheremo di capire se c'è una soluzione».

Alla Camera, ormai da quasi un mese, c’è la proposta firmata da tutte le forze di opposizione, tranne Italia Viva, di istituire per legge un salario minimo di 9 euro l’ora, una soglia sotto la quale nessun datore di lavoro potrà più scendere. La proposta di legge doveva essere discussa alla Camera in questi giorni, ma il centrodestra aveva già tentato lo sgambetto approvando in Commissione Lavoro un emendamento che sopprimeva del tutto le richieste di Pd, 5 Stelle, Azione e Avs.

La proposta del centrodestra

Sembrerebbe un’apertura nei confronti delle opposizioni, quindi, la proposta arrivata dal presidente della Commissione Lavoro alla Camera e deputato di Fratelli d'Italia Walter Rizzetto di non votare l’emendamento soppressivo, ma una sospensiva. La discussione sul salario minimo si sposterebbe quindi a settembre, ma almeno ci sarebbe. La proposta di Fratelli d’Italia servirebbe ad approfondire. «Se il presidente Rizzetto ragiona sul fatto di non votare l’emendamento che annulla la proposta di legge in commissione» dice il capogruppo del Pd in Commissione Lavoro Arturo Scotto «significa che ha funzionato la strategia dell’opposizione: abbiamo evitato uno sfregio a milioni di persone».

Le opposizioni, però, continuano a essere contrarie al rinvio, che sarebbe solo un tentativo della maggioranza di buttare la palla in tribuna e non un tentativo di dialogo. Se si vuole iniziare il confronto, dicono, basta che la maggioranza ritiri l’emendamento e inizi a discutere nel merito.

E qui l’occasione di tirare qualche tipica stoccata agli avversari, la presidente del Consiglio non l’ha persa. «Il salario minimo è un tema su cui ho dubbi» ha detto questa mattina Meloni «è un bel titolo, funziona come slogan ma nell'applicazione rischia di creare problemi, un parametro al ribasso sul salario dei lavoratori. Sono incuriosita dall'opposizione, al governo per 10 anni, che scopre che c'è il problema del salario e del precariato e lo considera un problema del governo che c'è da nove mesi e non delle politiche precedenti».

La reazione delle opposizioni

«La presidente del Consiglio ha davvero scarsa memoria, la prima proposta di salario minimo del Movimento 5 Stelle risale al 2013, semmai è lei ad aver scoperto oggi il tema. Per quel che ci riguarda conta alzare gli stipendi da fame di milioni di lavoratrici e lavoratori e per riuscirci siamo disponibili a discutere con il governo, ma senza bluff» risponde Francesco Silvestri, capogruppo 5 Stelle alla Camera.

«Faccio fatica a capire come si possa definire uno slogan la condizione in cui si trovano circa 3 milioni e mezzo di lavoratori poveri. È un’emergenza del Paese» ha detto il segretario del Pd Elly Schlein «Noi siamo disponibili al confronto ma servono atti concreti, il ritiro dell'emendamento soppressivo. Abbiamo tutto il tempo, ma da subito deve partire il confronto sul merito. Rinviare non ha senso, abbiamo discusso in commissione Lavoro per quattro mesi».

«Mi stupisce che Giorgia Meloni, da esperta di slogan qual è, non si accorga che il salario minimo è una realtà in Europa» ha detto la vice capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera Vittoria Baldino «Introdurre un salario minimo orario vuol dire garantire stipendi dignitosi a chi nonostante lavori percepisce paghe da fame. Il salario minimo orario non è uno slogan, è una proposta concreta, già sperimentata negli altri Paesi. Blocco navale e dittatura sanitaria sono slogan, sonoramente perfetti ma vuoti e pericolosi, che l’hanno fatta campare di rendita e arrivare a Palazzo Chigi per fare niente di quello che aveva promesso».

Cecilia Guerra, economista responsabile Lavoro del Pd, attacca Giorgia Meloni e le politiche del governo sul lavoro: «È da marzo che il tema del salario minimo e della giusta retribuzione è in discussione alla Camera e lo è per volontà delle opposizioni, perché per noi non è accettabile che ci siano 3 milioni di persone che pur lavorando restano povere. Noi sappiamo che le vostre scelte sul lavoro precario e i subappalti a cascata peggioreranno il problema. Possibile che in tutti questi mesi lei e la sua maggioranza non siate stati capaci di fare uno straccio di proposta? Noi ne abbiamo presentata una condivisa delle opposizioni. Cosa ne pensate? Vogliamo sapere questo. Ha detto che apre al confronto? Era ora. Noi ci siamo. Da oggi. Noi siamo pronti. E voi?».