Negli ultimi 5 anni la distesa bianca ha visto sparire 70 ettari della sua superficie pari a 98 campi di calcio, passando dai circa 170 ettari del 2019 ai 98 del 2023: al suo posto sta prendendo forma un deserto di roccia
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Suona l'ennesimo de profundis per la Marmolada, il ghiacciaio più grande delle Dolomiti, che il caldo di questi anni ha trasformato in un malato "in coma irreversibile".
La severa diagnosi è stata stilata al termine della Campagna dei Ghiacciai, il progetto itinerante di misurazione delle calotte bianche delle Alpi condotto da Legambiente, Cipra e Comitato Glaciologico Italiano (Cgi). Gli esperti azzardano anche un data entro la quale, con questo ritmo, non sarà più possibile parlare di 'ghiacciaio' della Marmolada: il 2040.
Sedici anni ancora per ammirare la distesa bianca del massiccio veneto-trentino, al posto del quale sta prendendo forma un deserto di roccia bianca e levigata.
Una distesa dalla quale spuntano adesso rifiuti di ogni genere, e addirittura, liberati dallo scioglimento del permafrost, i corpi di soldati della grande guerra. C'è quindi un effetto "crisi climatica", osserva Legambiente, ma anche di inquinamento da microplastiche e rifiuti in quota, «una questione irrisolta del post gestione degli impianti chiusi e da smantellare, come quello di Pian dei Fiacconi, che pesano e impattano sullo stato di salute della Marmolada».
Quello della Marmolada è un futuro fosco che la accomuna agli altri due grandi ghiacciai delle Alpi: l'Adamello, situato tra Lombardia e Trentino, e i Forni, in Lombardia, tutti e tre posti sotto i 3500 metri. Le misure sulle condizioni superficiali dei ghiacciai indicano Marmolada e Forni hanno picchi di perdita di spessore a breve termine di 7 e 10 centimetri al giorno; per l'Adamello, invece, le misurazioni mostrano che la perdita di spessore derivata dalla fusione permette di camminare oggi sul ghiaccio derivato dalle nevicate degli anni '80.
Ma è la Marmolada - soprattutto dopo il tragico crollo del seracco, il 3 luglio 2022 - la super osservata speciale della Carovana, che vi ha fatto tappa già nel 2020 e nel 2022. Se 136 anni fa il ghiacciaio si estendeva per circa 500 ettari, grande come 700 campi da calcio, dal 1888 ha registrato una perdita areale superiore all'80% ed una volumetrica superiore al 94%.
Nel 2024 lo spessore massimo è di 34 metri. Negli ultimi 5 anni ha visto sparire 70 ettari della sua superficie (pari a 98 campi di calcio), passando da circa 170 ha nel 2019 ai 98 hs nel 2023.
Dall'inizio delle misurazioni, nel 1888, è arretrato di 1.200 metri, con un innalzamento della quota della fronte di 3.500 metri. «C'è bisogno di un nuovo modo di fruire la montagna, di più politiche di adattamento e mitigazione» hanno detto i responsabili della campagna glaciologica, che al termine hanno sottoscritto il manifesto "L'altra Marmolada di Climbing For Climate 6". per chiedere risposte urgenti ed una governance sostenibile del territorio.
«Le Alpi sono un luogo fondamentale a livello nazionale ed europeo, ma sono sempre più fragili a causa della crisi climatica che avanza. Il ghiacciaio della Marmolada - ha detto Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra - ne è un esempio importante». Per questo, secondo il direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti, accanto all'attuazione di politiche di mitigazione, è indifferibile «un efficace piano di adattamento nazionale alla crisi climatica, a partire dalle zone più vulnerabili, come l'alta montagna».