Si veste come una “Iena”, ma ha lasciato il programma per dedicarsi alla politica. Dino Giarruso, componente del M5S e candidato alle Europee del prossimo 26 maggio, ha diffuso materiale pubblicitario online e offline che lo ritrae vestito in giacca e cravatta nera e la dicitura “detto Iena”.

Le repliche dal noto programma televisivo non si sono fatte attendere, prendendo le distanze dalla carriera politica di Giarruso e sollecitandolo a rimettere “la divisa da Iena nell’armadio”. «Dino Giarrusso si fa campagna con vestito e soprannome “Iena” - si legge in una nota del programma tagato Mediaset -. Noi de Le Iene non c’entriamo nulla. Con i migliori auguri, Dino rimetti la divisa nell’armadio! Dino Giarrusso da più stagioni non fa più parte de Le Iene perché ha scelto di fare politica, nel Movimento 5 Stelle. Purtroppo però non ha smesso di vestirsi da Iena, come si vede nei suoi manifesti cartacei e online per le elezioni europee in cui si è candidato. Non solo, sotto al nome, compare pure la scritta “detto Iena”. L’affetto resta, per carità, ma noi de Le Iene non c’entriamo nulla e ci teniamo a farlo sapere subito. A Giarrusso i migliori auguri per il futuro, sperando però che la smetta con il vizio di vestirsi come noi, rimettendo la divisa nell’armadio, e di usare il passato a Le Iene per la sua campagna elettorale».


Pronta la risposta di Giarruso tramite post facebook, che ha dichiarato che in molti lo conoscono col soprannome “Iena” e che quindi non ha voluto rischiare di perdere voti in vista delle elezioni per fraintendimenti: «Sulla scheda elettorale (e di conseguenza sui volantini elettorali) ci sarà scritto “Dino Giarrusso detto iena” perché nella mia Sicilia, in Sardegna e in molte altre parti d’Italia ci sono tantissime persone che tuttora mi chiamano così: iena. E molti che mi chiamano così non ricordano magari correttamente il mio vero nome, storpiandolo spesso in Gianrusso. Per questa ragione se non avessi fatto scrivere “detto iena” sulla scheda, avrei visto annullare chissà quante preferenze. La legge prevede di poter citare il proprio soprannome proprio per evitare che la volontà dell’elettore non venga rispettata, ed un voto liberamente espresso venga annullato».