Il Pontefice continua a curarsi al Policlinico Gemelli mentre in Vaticano circolano i primi nomi: dagli italiani Zuppi e Pizzaballa ai porporati progressisti di Manila e Marsiglia
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Papa Francesco sta male. Tutti pregano che si riprenda e torni in Vaticano. Qualcuno dice che da tempo sarebbe già pronta la lettera di dimissioni, soluzione che il Papa ha ipotizzato nel caso in cui limiti di carattere fisico legati alla salute gli impediscano di proseguire nel suo magistero.
Intanto, i cardinali residenti a Roma hanno avviato da qualche tempo contatti per trovare un percorso agevole che porti rapidamente alla successione di Francesco, quando sarà tempo.
Benché sia noto che “chi entra papa in conclave, ne esce cardinale” i primi nomi già circolano. Prima di tutto gli italiani: il cardinale progressista Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, inviato speciale del Papa per il conflitto ucraino. Il segretario di Stato Pietro Parolin, personalità di spessore, apprezzato diplomatico, conosciuto a livello internazionale. Infine il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, da sempre in Medio Oriente e molto attivo in Terra Santa.
Ma sarà veramente un italiano a salire sul Trono di Pietro? Molto difficile. Gli italiani che per secoli hanno eletto fra loro il nuovo papa, dal 1978 sono in netta minoranza, tanto che sono stati eletti papi un cardinale polacco, un tedesco e un argentino.
E così si scaldano due (relativamente) giovani cardinali: il cardinale arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. E José Tolentino Calaça de Mendonça, arcivescovo cattolico e teologo portoghese, prefetto del Dicastero per la cultura e l'educazione. In Europa spicca poi il nome dell’arcivescovo di Marsiglia, il cardinale Jean-Marc Aveline. Sono i papabili considerati più aperti rispetto ad altri.
Ma qualora il conclave si trovasse in difficoltà nella scelta del nuovo papa, un gruppo di cardinali sarebbe pronto a presentare la candidatura dell’arcivescovo di Washington, primo cardinale afroamericano, Wilton Gregory, o quella del cardinale di Chicago, Blase J. Cupich, autorevole e progressista.