Nuovo minimo storico di nascite dall'unità d'Italia, lieve aumento dei decessi e più cancellazioni anagrafiche per l'estero. È quanto evidenzia il Bilancio demografico nazionale 2019 dell'Istat. L'Istituto nazionale di statistica parla di vera e propria crisi demografica, un declino iniziato nel 2015 e che in cinque anni ha portato ad una diminuzione della popolazione residente in Italia di quasi 551 mila unità.

In particolare, per quanto riguarda l'ultimo anno, al 31 dicembre 2019 i residenti in Italia erano a 60.244.639, 189mila in meno rispetto all'inizio dell'anno. Il calo della popolazione ha riguardato tutte le zone d'Italia ma è stato decisamente più contenuto al Nord. A livello regionale, il primato negativo in termini di perdita di popolazione è del Molise (-1,14%), seguito da Calabria (-0,99%).

Record negative di nascite

I nuovi nati del 2019 sono stati 420.170, ben 19mila in meno rispetto all'anno scorso (-4,5%). Il record negativo di nascite dall'Unità d'Italia registrato nel 2018 - spiega l'Istituto nazionale di Statistica - quindi è di nuovo superato dai dati del 2019. Il calo si registra ovunque, ma è più accentuato al Centro (-6,5%). I fattori strutturali che negli ultimi anni hanno contribuito al calo delle nascite sono noti e si identificano nella progressiva riduzione della popolazione italiana in età feconda, costituita da generazioni sempre meno numerose alla nascita - a causa della denatalità osservata a partire dalla seconda metà degli anni Settanta - non più incrementate neppure dall'arrivo di giovani immigrati. 

 

Negli ultimi anni, infatti, si assiste anche a una progressiva diminuzione del numero di stranieri nati in Italia, così che il contributo all'incremento delle nascite fornito dalle donne straniere, registrato a partire dagli anni duemila, sta di anno in anno riducendosi. Nel 2019 il numero di stranieri nati in Italia è pari a 62.944 (il 15% del totale dei nati), con un calo di 2.500 unità rispetto al 2018 (-3,8%).

Lieve aumento dei decessi

Nel 2019 i decessi ammontano a 634mila unità, con un aumento rispetto al 2018 decisamente contenuto (appena 1.300 in più). L’aumento del numero di decessi, emerge dai dati dell'Istat nel Bilancio demografico, si registra in quasi tutte le ripartizioni, con un incremento più consistente nelle Isole (+1,7%), solo il Nord-ovest registra una lieve diminuzione (-0,7%). Il maggior numero di decessi coinvolge le donne (52,1%), con un rapporto di 108,9 ogni 100 uomini, e solo l’1,2% riguarda cittadini stranieri. Il tasso di mortalità è pari a 10,5 per mille, varia da un minimo di 8,4 per mille nella provincia autonoma di Bolzano a un massimo di 13,8 in Liguria ed è legato alla struttura per età della popolazione.

Migrazioni all'estero ed interne

Le persone che nel 2019 hanno lasciato il nostro Paese per trasferirsi all’estero sono 182 mila, con un aumento di 25 mila unità rispetto al 2018 ossia il 16,1% in più. Tra questi, la componente dovuta ai cittadini stranieri è cresciuta del 39,2% rispetto all’anno precedente e ammonta a 56 mila cancellazioni. Prosegue, inoltre, l’aumento dell’emigrazione di cittadini italiani: si sono trasferiti all’estero in 126 mila con un incremento dell’8,1% rispetto al 2018. Va considerato che, tra gli italiani che trasferiscono all’estero la loro residenza, una quota è da imputare ai cittadini in precedenza stranieri che, una volta acquisita la cittadinanza italiana, decidono di emigrare in Paesi terzi o di fare ritorno nel luogo di origine.

 

Nel corso del 2019 i trasferimenti di residenza interni hanno coinvolto più di 1 milione e 468 mila persone. Secondo un modello ormai consolidato, gli spostamenti di popolazione avvengono prevalentemente dalle regioni del Mezzogiorno verso quelle del Nord e del Centro. Una quota delle migrazioni interne è dovuta ai movimenti degli stranieri residenti nel nostro Paese che, rispetto agli italiani, pur seguendo le stesse direttici, presentano una maggior propensione alla mobilità contribuendo al movimento interno per il 18,8%.