«A Beirut è tutto distrutto, sembra una scena di guerra. È stato come un terremoto, tre ospedali sono distrutti e stanno curando i feriti nei parcheggi, non c’è elettricità e dentro è come se fosse tutto bombardato, per fortuna qualcuno ha solo fratture lievi ma la situazione è grave». Myriam Tomè ha la voce pacata ma è comunque provata mentre racconta all’Adnkronos il day after l'esplosione che si è verificata a Beirut, in Libano e che ha provocato almeno 100 morti e oltre 100 dispersi. Architetto libanese, 30 anni, Myriam vive e lavora a Firenze ma da qualche settimana si trova in Libano per trascorrere le vacanze estive.

 

«Al momento dell’esplosione ero a casa, a 7 km dal porto - spiega - in un primo momento ho pensato che fosse un terremoto ma andava avanti. Così sono scesa dai miei genitori e fratelli. Viviamo all’ottavo e al nono piano di un palazzo e da sopra si vede il porto. Si muoveva tutto, è stato come un terremoto di magnitudo 4.5, abbiamo sentito questa esplosione, pensavamo che fosse un aereo di guerra, era davvero forte».

 

Assieme alla sua famiglia, ieri sera Myriam ha fatto le valigie e si è diretta verso le montagne, a Batroun, 44 km da Beirut, dove i suoi hanno una casa. «C’era un traffico tremendo - racconta - tutti scappavano verso le montagne o provavano a recarsi negli ospedali per dare una mano. Mia cugina è andata a donare il sangue, davanti a ogni ospedale c’erano 2.000 persone in fila per donare».

A  fare paura, ora, è il pericolo di tossine nell’aria: «C’è una grossa nuvola arancione che ha attraversato tutte le montagne del Libano e che si vede anche da qui - racconta ancora l'architetto -. Adesso si sta dirigendo verso la Siria. Le autorità ci hanno detto di non uscire di casa per tre giorni perché forse pioverà e potrebbe essere pericoloso perché tutto è tossico».