Dopo il Vaticano, dove si è inaugurato il Giubileo, è la volta del penitenziario romano. È seguita la messa, presente anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio
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Papa Francesco ha aperto la Porta Santa al carcere di Rebibbia, un gesto simbolico voluto fortemente del Pontefice per coinvolgere tutta la popolazione carceraria del mondo nel Giubileo della speranza.
Il Papa ha varcato la Porta Santa a piedi (e non sulla sedia a rotelle come era accaduto nella basilica di San Pietro). Accanto a lui il vescovo ausiliare di Roma monsignor Benoni Ambarus. «Ho voluto che la seconda Porta Santa fosse qui, in un carcere. Ho voluto che ognuno di noi, che siamo qui dentro e fuori, avessimo la possibilità di spalancare le porte del cuore e capire che la speranza non delude», ha detto il Papa prima di varcare la Porta Santa ed entrate nella cappella del carcere di Rebibbia dove si tiene la messa. Presenti alla celebrazione, dentro la cappella, circa trecento detenuti e il personale della polizia penitenziaria.
Presente anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il capo del Dap Giovanni Russo, che nei giorni scorsi ha presentato le dimissioni. Ci sono anche Alessandro Diddi, pg del tribunale vaticano, e il cardinale José Tolentino de Mendonca, prefetto del Dicastero della Cultura.
«La speranza non delude mai, pensate bene a questo, anche io devo pensarlo perché nei momenti brutti uno pensa che tutto è finito, che non si risolve niente ma la speranza non delude mai», ha detto il Papa nell'omelia. «A me piace pensare la speranza come l'àncora che è sulla riva e noi con la corda siamo sicuri. Non perdere la speranza: è questo il messaggio che voglio darvi, dare a tutti noi, io il primo».