A sostenerlo è il capo nazionale del soccorso alpino, Maurizio Dellantonio. L'enorme massa di ghiaccio e roccia ha restituito finora 7 vittime e 8 feriti, mancano ancora all'appello 13 persone
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«I corpi potrebbero riaffiorare tra settimane o mesi, quando il caldo scioglierà il ghiaccio che li ha sepolti. Qualcuno però potrebbe non essere più trovato». A sostenerlo è il capo nazionale del soccorso alpino, Maurizio Dellantonio, in un’intervista rilasciata a Repubblica. L’esperto informa inoltre che sono state sospese le ricerche dei dispersi con l'uso di soccorritori a terra nell'area della slavina e si sta valutando se far crollare artificialmente la porzione di ghiacciaio rimasta in bilico sulla Marmolada, oppure lasciare che sia la natura a scegliere la data di un evento inevitabile.
Invece, sono riprese questa mattina le ricerche dei dispersi nella frana di domenica con lo stesso sistema di droni utilizzato nella giornata di ieri. Ne verranno utilizzati 4, due nella parte alta e due nella parte medio-bassa del seracco precipitato.
La base delle squadre e dei comandi dei droni sono al Rifugio Capanna Ghiacciaio, la struttura sfiorata dalla valanga. Oltre al Soccorso alpino Cnsas opera una squadra del Soccorso alpino della Guardia di Finanza (Sagf). Secondo quanto riferito, il monitoraggio prosegue negli stessi punti esaminati ieri dal volo dei droni in superficie; in caso di reperti si interverrà per i rilievi fotografici ed eventualmente poi per un veloce prelievo. L'enorme massa di ghiaccio e roccia ha restituito finora sette vittime e otto feriti, mancano all'appello della strage della Marmolada 13 persone, di cui tre straniere. Sollievo invece per cinque escursionisti, che si sono fatti vivi nella seconda giornata di ricerche.
L'ipotesi che a circa 40 ore dal crollo ci possano essere ancora sopravvissuti viene ritenuta «pari a zero», ma nessuno classifica i dispersi in un altro modo. Ma continuare le ricerche da terra - visto che un blocco alto più di un palazzo è rimasto sospeso e rischia il crollo - sarebbe troppo rischioso. «Mi spiace dire ai parenti dei dispersi che forse non potremo recuperare i loro cari», ma è un rischio che vale solo nel tentativo di salvare vite, spiega Walter Cainelli, presidente del Soccorso alpino Trentino.
Tre le vittime accertate: Filippo Bari, Tommaso Carollo e Paolo Dani - altri quattro morti ancora da identificare. Dieci dispersi sono di nazionalità italiana e 3 di nazionalità ceca. Persone che, con ogni probabilità, sono rimaste sotto il fiume di ghiaccio e rocce.