Gli attacchi israeliani di questa notte sulla città siriana settentrionale di Aleppo hanno ucciso 38 persone, tra cui cinque membri del gruppo armato libanese Hezbollah: lo affermano fonti della sicurezza locale, citate dall'agenzia di stampa britannica Reuters. Il Ministero della Difesa siriano afferma che diversi civili e militari sono stati uccisi in seguito ad attacchi dell'esercito israeliano e di un gruppo militante nella città settentrionale di Aleppo. L'Osservatorio siriano per i diritti umani parla da parte sua di circa 30 morti.  I raid aerei israeliani contro diverse aree nelle campagne circostanti Aleppo sono avvenuti "in concomitanza" con un attacco di droni contro civili che il dicastero ha descritto come condotto da "organizzazioni terroristiche" della città di Idlib, secondo quanto riportano diversi media arabi. Il governo siriano non ha fornito al momento cifre sul numero delle vittime. Una fonte militare ha detto all'agenzia di stampa ufficiale Sana che «verso l'1:45 il nemico israeliano ha lanciato un attacco aereo dalla direzione di Athriya, a sudest di Aleppo», aggiungendo che «civili e personale militare» sono stati uccisi e feriti nell'attacco. 

L'esercito israeliano ha ucciso nell'ospedale Shifa di Gaza City Raad Thabat, capo dei rifornimenti e del personale delle Brigate Qassam, ala militare di Hamas. Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari sottolineando che Tabat «era nella top ten» di Hamas e «vicino al leader Yahya Sinwar» e «al capo delle Brigate Mohammed Deif». Hagari ha anche detto che «c'erano 1.250 persone nell'ospedale di Shifa, inclusi 900 sospetti, tra cui abbiamo identificato 513 terroristi». Intanto, il premier Benyamin Netanyahu ha informato il Gabinetto di Guerra che invierà una delegazione a Washington la prossima settimana. Lo ha riferito il sito Ynet confermando così quanto annunciato ieri dalla Casa Bianca. Fonti politiche che hanno parlato con Ynet hanno riferito che «Netanyahu si è reso conto di aver sbagliato» ad annullare in un primo momento l'invio della delegazione a Washington come reazione al voto di astensione degli Usa sulla risoluzione approvata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu per il cessate il fuoco a Gaza.

Il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale statunitense, John Kirby, in un briefing ha fatto sapere che la Casa Bianca sta lavorando a una «nuova data» per l'incontro con la delegazione israeliana per discutere dell'operazione a Rafah. «Israele si sta preparando ad entrare a Rafah», ha quindi affermato Netanyahu incontrando le famiglie dei soldati che sono tra gli ostaggi di Hamas a Gaza. Netanyahu ha poi ribadito che solo la pressione militare assicurerà il rilascio dei rapiti. Israele - ha concluso dopo aver sottolineato che gli ostaggi sono «eroi» - «non lascerà indietro nessuno». L'alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk ha affermato in un'intervista alla Bbc che Israele ha una responsabilità significativa sulla catastrofe umanitaria a Gaza e che esiste un caso "plausibile" secondo cui Israele stia usando la fame come arma di guerra a Gaza. Türk ha affermato che se l'intento fosse dimostrato, ciò equivarrebbe a un crimine di guerra. 

La Corte internazionale di giustizia dell'Aja ha ordinato a Israele di "garantire un'assistenza umanitaria urgente" a Gaza, dove "è cominciata la carestia". Si tratta di nuove misure provvisorie emesse dalla Corte che deve decidere sulle accuse di genocidio mosse dal Sudafrica nei confronti dello Stato ebraico. «Israele deve adottare tutte le misure necessarie ed efficaci per garantire, senza indugio, la fornitura senza ostacoli dei servizi di base e dell'assistenza umanitaria urgentemente necessari» a Gaza, ha affermato la Corte internazionale di giustizia dell'Aja. «I palestinesi di Gaza non si trovano più ad affrontare solo il rischio di una carestia», «la fame sta arrivando», ha affermato il tribunale. Intanto il ministero della Sanità di Hamas ha reso noto che il bilancio dei morti a Gaza è salito a quota 32.552, di cui 62 nelle ultime 24 ore. I feriti sono 74.980, secondo la stessa fonte.