Un secolo fa, secondo i dati, c’erano circa 100.000 tigri in natura, oggi se ne contano appena 3.890 esemplari, con un crollo del 97%. E la colpa, ancora una volta, è dell'atteggiamento sconsiderato dell'uomo
Tutti gli articoli di Italia Mondo
PHOTO
Oggi nei cinque continenti si celebra la Giornata mondiale della Tigre. O almendo dei pochi esemplari che rimangono. Perché fra bracconieri e cambiamenti climatici, in cento anni la popolazione di questi magnifici felini si è ridotta del 97%. Un'iniziativa dunque, che anche se sembra non riguardare le nostre latitutidini, rappresenta una mobilitazione globale per la salvaguardia del più grande felino vivente che rischia di scomparire con tutto il suo magnifico corredo genetico ed etologico.
Il Wwf ha lanciato un appello per aumentare gli sforzi di conservazione di questa specie la cui situazione resta critica a causa della caccia non autorizzata per le pellicce e della perdita di habitat divorato dalle esigenze dell'uomo di costruire strade e agglomerati industriali. Un secolo fa, secondo i dati, c’erano circa 100.000 tigri in natura, oggi se ne contano appena 3.890 esemplari, con un crollo spaventoso, nei 13 Paesi asiatici che ancora le ospitano e che sono Bangladesh, India, Birmania, Thailandia, Cambogia, Indonesia, Cina, Malesia, Vietnam, Laos, Bhutan, Nepal e Russia.
E anche se le tigri non appartengono certo alla fauna europea, tantomeno a quella mediterranea, chi ha avuto la fortuna di incontrarne una, conosce la sensazione di smarrimento nel trovarsi davanti a una creatura che ha abitato il pianeta prima di noi, attraversando secoli di ghiacci e siccità, e che adesso rischia di non sopravvivere ai nostri assalti di primati superiori ingordi di suolo e ricchezze.
Lo.C.