A partire dal 2004, ogni 10 febbraio nel Giorno del Ricordo si commemorano le vittime delle Foibe. Tra gli appuntamenti della giornata, oggi alle 16 a Palazzo Madama si terrà la commemorazione delle vittime della tragedia degli italiani d'Istria, Fiume e Dalmazia, ovvero del cosiddetto popolo giuliano-dalmata. La cerimonia sarà aperta dal discorso della presidente del Senato, Elisabetta Casellati, cui seguirà quello del presidente della Camera, Roberto Fico. Chiuderà la celebrazione l’intervento del presidente del Consiglio Mario Draghi.  

Saranno presenti il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il vicepresidente della Corte costituzionale, Daria de Pretis, il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi di Maio e il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi.

Il messaggio di Mattarella

«Il Giorno del Ricordo richiama la Repubblica al raccoglimento e alla solidarietà con i familiari e i discendenti di quanti vennero uccisi con crudeltà e gettati nelle foibe, degli italiani strappati alle loro case e costretti all’esodo, di tutti coloro che al confine orientale dovettero pagare i costi umani più alti agli orrori della Seconda guerra mondiale e al suo prolungamento nella persecuzione, nel nazionalismo violento, nel totalitarismo oppressivo». Lo afferma in una nota il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del Giorno del Ricordo.

«È un impegno di civiltà conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli istriani, dei fiumani, dei dalmati e degli altri italiani che avevano radici in quelle terre, così ricche di cultura e storia e così macchiate di sangue innocente – prosegue il capo dello Stato -. I sopravvissuti e gli esuli, insieme alle loro famiglie, hanno tardato a veder riconosciuta la verità delle loro sofferenze. Una ferita che si è aggiunta alle altre».

«La sciagurata guerra voluta dal fascismo e l’occupazione nazista furono seguite, per questi italiani, da ostilità, repressione, terrore, esecuzioni sommarie aggravando l’orribile succedersi di crimini contro l’umanità di cui è testimone il Novecento. Crimini che le genti e le terre del confine orientale hanno vissuto con drammatica intensità, generando scie di risentimento e incomprensione che a lungo hanno segnato le relazioni tra popoli vicini – dice ancora Mattarella -. L’Europa nata dalla pace e il dialogo ravvivato dall’affermazione delle democrazie hanno aperto e sviluppato una strada nuova. Queste memorie hanno guadagnato rispetto, dignità, ascolto. Sono storia vissuta, monito e responsabilità per il futuro. Il ricordo, anche il più doloroso, anche quello che trae origine dal male, può diventare seme di pace e di crescita civile. Questo è l’impegno di cui negli ultimi anni il nostro Paese si è reso protagonista insieme alla Slovenia e alla Croazia per fare delle zone di confine una terra di incontro e prosperità, di collaborazione, di speranza».

«La scelta di Gorizia e Nova Gorica, che saranno congiuntamente Capitale della Cultura europea 2025, dimostra quanto importante sia per l’intera Unione che la memoria delle oppressioni disumane del passato sia divenuta ora strada dell’amicizia, della comprensione, del primato della dignità delle persone, nel rispetto delle diversità e dei diritti», conclude Mattarella.