Emanuele Crestini, il sindaco di Rocca di Papa, è morto in seguito alle gravi ferite riportate nell’esplosione del palazzo del municipio causata da una fuga di gas, il 10 giugno scorso. L’incidente gli aveva provocato gravu ustioni sul corpo, in particolare al volto e alle braccia: era ricoverato nel centro grandi ustionati dell’ospedale sant’Eugenio di Roma e le sue condizioni si erano aggravate nelle ultime ore, come aveva fatto sapere l’Asl Roma 2 con una nota, a causa di una sopraggiunta crisi respiratoria che aveva compromesso il già difficile quadro derivante dalle infezioni delle lesioni riportate e dovute alla lunga permanenza nel luogo dell’incendio.

 

È la seconda vittima dell'esplosione: il 16 giugno era già morto il delegato del sindaco, Vincenzo Eleuteri, anche lui rimasto troppo a contatto con i gas tossici del fumo. Le particelle solide dell’incendio avevano determinato infatti a entrambi un grave danno alle vie respiratorie.

«È morto per il senso del dovere»

«È morto per il senso del dovere, per amore di quel luogo sacro che sono le istituzioni. Un esempio, un uomo che non ha avuto timore per la propria vita. Un eroe. Alla sua famiglia, a tutta la comunità di Rocca di Papa la nostra vicinanza», scrive in una nota il presidente del Consiglio regionale del Lazio, Mauro Buschini.

Crestini era stato infatti l’ultimo a lasciare l’edificio dopo l’incidente, preoccupandosi prima di far evacuare dipendenti, consiglieri e cittadini.

«Perdo un amico che se ne va in una tragedia infinita che da dieci giorni continua ad aggiungere dolore al dolore di Rocca di Papa, dei suoi cittadini e di tutta la comunità dei  Castelli Romani. Addio Emanuele. Addio valorosissimo sindaco Crestini, martire civile. Le bandiere di Grottaferrata saranno a mezz’asta ma i nostri cuori in alto, vicini alla tua Rocca e vicini a te, là dove sei andato». Così il sindaco di Grottaferrata, Luciano Andreotti, ha ricordato Emanuele Crestini.

La fuga di gas

Secondo quanto ricostruito sull’incidente, il Comune aveva affidato una serie di test su eventuali cavità presenti al di sotto degli uffici che ospitano il municipio in prossimità dei quali è avvenuta la deflagrazione per una fuga di gas. La procura di Velletri ha aperto un’inchiesta. Tre gli indagati: un geologo, il titolare della ditta di Frosinone che stava effettuando i lavori e il fratello, esecutore dell’operazione. Nei loro confronti l’accusa è di disastro colposo e lesioni gravi o gravissime colpose. A cui sarà aggiunta quella di omicidio. Il sindaco aveva incaricato i lavori al geologo. Lui poi aveva affidato i lavori di perforazione alla ditta di Frosinone. L’ipotesi è che dopo la rottura di una conduttura il gas si sia incanalato per poi saturare il vano ascensore del Municipio e causare la deflagrazione che è avvenuta dentro l’immobile.

 

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