Nei capoluoghi emiliano e campano funziona l'alleanza Pd-M5s, in quello lombardo grande riconferma per Beppe Sala. Nella capitale via la Raggi: è sfida tra Michetti e Gualtieri. Intanto record negativo per l'affluenza
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Vittoria netta al primo turno del centrosinistra a Milano con Beppe Sala (57,63%), a Bologna con Matteo Lepore (61,9%) e a Napoli - dove è ancora in corso lo spoglio - con Gaetano Manfredi. Ballottaggio, invece, a Roma fra il candidato del centrodestra Enrico Michetti - in vantaggio - e il candidato del centrosinistra Roberto Gualtieri. Ed è ballottaggio anche a Torino, dove è in vantaggio il candidato del centrosinistra Stefano Lo Russo rispetto al candidato del centrodestra Paolo Damilano. Il centrodestra intanto conquista subito la presidenza della Calabria.
Un risultato amministrativo che spingerà tutti i partiti a fare conti e riflessioni a livello nazionale. A partire dal crollo dell'affluenza che si attesta al 54,69% segnando un record negativo: in pratica un elettore su due non si è recato alle urne con il risultato peggiore di sempre a Milano (47%) e Torino (48,06%). A pagare la fuga dalle urne sembra il centrodestra, come ammette il leader della Lega Matteo Salvini, a spoglio appena cominciato: «La maggior parte non ha votato. È per me e tutti un'autocritica. Occorre essere più concreti sulla vita reale. Non possiamo perdere tempo su vicende private».
Lo spoglio delle amministrative in Calabria inizierà oggi alle ore 9. Ottantadue i comuni interessati, Cosenza quello più grande con ben otto candidati a sindaco.
Milano riconferma Beppe Sala
A Milano, nelle elezioni comunali che segnano il record storico dell'affluenza più bassa con il 47% dei votanti alle urne, il sindaco uscente Giuseppe Sala viene riconfermato al primo turno con un netto stacco dallo sfidante del centrodestra, il pediatra Luca Bernardo, che si ferma a 20 punti di distanza. È la prima volta che un sindaco di centrosinistra vince al primo turno nel capoluogo lombardo e quindi l'ex commissario unico di Expo parla di «un evento quasi storico» in una città che premia ancora il Pd che resta il primo partito con oltre il 33%, in crescita rispetto al 29% del 2016. E lo stesso Sala spiega di aver preso rispetto alle scorse comunali 40-50 mila voti in più, «quindi non si è astenuto chi crede non solo in me ma in questa idea di una città italiana ed europea che porta avanti un disegno molto preciso», ha detto aggiungendo che dedica questa vittoria alla madre da poco scomparsa.
Roma al ballottaggio, fuori la Raggi
La corsa per il Campidoglio torna allo schema del bipolarismo: centrodestra contro centrosinistra. A sfidarsi al secondo turno saranno Enrico Michetti, l'avvocato con la passione per l'Antica Roma sostenuto da Fdi, Lega e FI, e Roberto Gualtieri, il professore portato dal Pd e dalle altre forze progressiste. Restano fuori la sindaca del M5s Virginia Raggi e il leader di Azione Carlo Calenda. Per conquistare la poltrona di Palazzo Senatorio, Gualtieri - anche nell'ottica delle convergenze nazionali tra Pd e Movimento - si rivolgerà a tutti coloro che hanno votato Raggi, ma anche ai sostenitori di Calenda, a cui però guarda anche Michetti. Comunque vada, la partita misurerà, dopo anni di scintille, la possibilità di calare l'asse giallorosso anche nella Capitale, sperando nel traino della giunta regionale che già annovera M5s. «Non darò indicazioni di voto, i voti non sono pacchetti, i cittadini non sono mandrie», commenta però Virginia Raggi.
A Bologna il centrosinistra stravince
Il centrosinistra non trema a Bologna e Matteo Lepore diventa sindaco con una percentuale travolgente, superiore al 62%, frutto anche di una vasta alleanza che tiene insieme i centristi, la sinistra e il Movimento 5 Stelle. Una vittoria netta ma con una grande ombra: per la prima volta dal dopoguerra il sindaco di Bologna è stato votato poco più che da un elettore su due. L'affluenza si è infatti fermata al 51%, sotto alla già bassa media nazionale e condizionata dal fatto che si è votato in due giorni festivi per la coincidenza con il santo patrono.
Napoli, funziona l'intesa tra centrosinistra e M5s
Funziona bene a Napoli l'intesa tra centrosinistra e M5s: Gaetano Manfredi vince a valanga le amministrative e diventa sindaco al primo turno, ottenendo circa il 65%, il triplo dei voti del principale avversario, Catello Maresca del centrodestra, che a spoglio in corso si attesta al 20-22%. Un successo che va oltre le aspettative, in una tornata che - come nelle altre grandi città - fa segnare il record negativo di affluenza per l'elezione del sindaco, con meno della metà dei cittadini (il 47,18%) alle urne contro il 54,12 di cinque anni fa. Manfredi, 57 anni, ingegnere e docente, già ministro dell'Università nel Conte bis, è atteso ora dalla sfida del maxibuco da due miliardi di euro nei conti del Comune, una voragine da risanare. Alle sue spalle una coalizione di tredici liste, il convinto sostegno dei Cinquestelle (Conte si è speso personalmente con più visite in campagna elettorale) e del governatore Vincenzo De Luca: per il neosindaco bisognerà anche far quadrare i conti della rappresentanza tra le varie forze, cominciando dalla nuova Giunta in cui l'unico nome certo, per ora, sembra quello di un tecnico, l'ex questore Antonio De Iesu. «Ho sentito Conte, è molto contento del risultato. Conte è sempre stato vicino, insieme faremo un grande lavoro», dice Gaetano Manfredi.
Torino manda in soffitta il M5s
Torino archivia l'amministrazione pentastellata e rimanda al ballottaggio la scelta del successore di Chiara Appendino, con il centrosinistra che spera di riconquistare il suo villaggio di Asterix. Il 'primo tempo' termina con il candidato dem Stefano Lo Russo in vantaggio sul civico Paolo Damilano, secondo alcuni il favorito della vigilia, che tiene grazie all'exploit della sua lista, Torino Bellissima, a metà scrutinio un numero di preferenze addirittura superiori a quelle di Lega e Fratelli d'Italia. Crolla il Movimento 5 Stelle, con la candidata Valentina Sganga sotto il 10%, il 'primo partito' è quello dell'astensione: l'affluenza si è fermata al 48,06%, la più bassa di sempre.