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Nel 2012 aveva detto di non avere più nulla da raccontare e per questo aveva deciso di non scrivere più. Philip Roth, che era considerato uno dei più grandio scrittori viventi, è morto in un ospedale di New York "per insufficienza cardiaca" all'età di 85 anni.
Scrittore molto prolifico - ha pubblicato oltre 30 romanzi nel corso della sua lunga carriera tradotti in molte lingue - era stato candidato diverse volte al Nobel per la letteratura ma non lo aveva mai ricevuto. Una delle cifre delle sue storie era quella di riuscire a raccontare l'identità americana, con i suoi pregi e i suoi difetti, sempre in maniera critica e al tempo stesso profonda.
Roth era nato nel New Jersey nel 1933. Il suo esordio letterario risale al 1959 con "Addio Columbus" cui seguì, dopo dieci anni, il successo del “Lamento di Portnoy” che gli valse l'etichetta di scrittore scandaloso e controcorrente.
Il suo capolavoro è considerato "Pastorale americana", romanzo del 1997 con il quale vinse il Premio Pulitzer. E' la storia della vita apparentemente perfetta di Seymour Levov, di origini ebraiche, soprannominato lo Svedese perché alto, bello e biondo, prototipo dell'americano perfetto, e di sua figlia, affascinata dalle contestazioni dell'estrema sinistra che compie un attentato dinamitardo mettendo in crisi l'esistenza inappuntabile del padre.