Alle 3.15, l'ora della tragedia, il toccante momento di raccoglimento. Tra i presenti Vito Fiorino che salvò, insieme ai suoi amici, 47 profughi con la sua barca
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Nel decimo anniversario del naufragio di migranti del 3 ottobre 2013, costato la vita a 368 uomini, donne e bambini, Lampedusa continua a contare le sue vittime con cadenza quasi quotidiana. Quella di dieci anni fa fu una delle più gravi catastrofi del Mediterraneo e per non dimenticare quella tragedia è stata istituita per il 3 ottobre la "Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione".
Come da tradizione, stanotte, alle 3,15 (l'ora del naufragio), sull'isola c'è stata una cerimonia di ricordo. Presente anche Vito Fiorino, 74enne di Sesto San Giovanni, che ogni anno ritorna sull'isola per ricordare i 47 profughi che, insieme a sette amici, riuscì a soccorrere con la sua barca. Alle 8 l'incontro in piazza Castello e poi la marcia fino a Porta d'Europa. Presenti anche il vice presidente del Senato, Maria Domenica Castellone, l'arcivescovo di Agrigento monsignor Alessandro Damiano, il prefetto Filippo Romano e l'imam di Catania, nonché presidente della comunità islamica siciliana, Kheit Abdelhafid. Il momento più toccante delle commemorazioni sarà, come sempre, alle 10:30, la deposizione della corona di fiori in mare. Ad organizzare è il comitato 3 ottobre, di cui Tareke Bhrane è presidente.
La notte del 3 ottobre di dieci anni fa i naufraghi, somali ed eritrei, erano quasi arrivati a Lampedusa. Di fronte all'isola dei Conigli, per segnalare la loro posizione, incendiarono una coperta. Le fiamme si propagarono subito: 368 i migranti morti, 155 i superstiti. «Viene la parola vergogna: è una vergogna! Uniamo i nostri sforzi perché non si ripetano simili tragedie», disse quel giorno stesso Papa Francesco. Ma la conta dei morti non è mai terminata.