La premier Giorgia Meloni, in un videomessaggio trasmesso durante l'incontro “La maternità (non) è un'impresa”, ha attribuito a un «certo clima culturale» la denatalità che affligge l'Europa e, in particolare, l'Italia. Inoltre, la premier ha promesso di mettere «la famiglia e la natalità al centro dell'agenda» di governo con la Legge di bilancio.

«Per decenni c'è stata disattenzione. Mentre altrove si correva ai ripari, da noi parlare di sostegno alla natalità sembrava quasi essere un tabù. Noi abbiamo infranto quel tabù, abbiamo messo famiglia e natalità al centro dell'agenda di governo, con questa e la precedente Legge di bilancio abbiamo messo in campo un pacchetto di provvedimenti da oltre 2,5 miliardi di euro», ha dichiarato Meloni.

«Purtroppo, sono ancora troppe le donne costrette a dimettersi dal lavoro dopo essere diventate mamme; sono ancora troppe le mamme lavoratrici che vedono il proprio percorso di carriera ostacolato da un sistema che non riconosce il valore di quello che fanno; sono ancora troppe le donne che rinunciano a mettere al mondo un bambino perché vivono questa scelta come una scelta alternativa alla realizzazione professionale. E noi non possiamo permettere tutto questo», ha proseguito.

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«Pasticcio costituzionale»

Due giorni fa, la segretaria del Pd Elly Schlein ha definito “pasticcio costituzionale” la riforma del premierato e, poi, con riferimento alla Legge di Bilancio, ha detto che la premier «tradisce per prime le madri e i padri di questo paese quando aumenta le tasse su pannolini, seggiolini e assorbenti, non investe sugli asili nido, dimentica la scuola, taglia sulla sanità e sulle disabilità, non mette un euro sulle persone non autosufficienti».

«Così si aggrava il carico di cura sulle famiglie che pesa soprattutto sulle donne – ha continuato la Schlein in un testo su Facebook -, tenendole a freno nel lavoro e nell'impresa. Una manovra che è un capolavoro di iniquità perché riesce a colpire tutte le generazioni: le più anziane perché fa cassa sulla sanità e sulle pensioni dei dipendenti pubblici e delle donne, le nuove generazioni perché mancano completamente il diritto allo studio, il diritto alla casa, il clima, il trasporto pubblico e il salario minimo. Insomma, una manovra senza futuro», ha dichiarato.

La segretaria del Pd sottolineato che il taglio del cuneo, la riforma fiscale e gli sgravi per le lavoratrici con figli, «che durano solo il tempo di scavalcare le europee - aggiunge - sembrano un diversivo per nascondere il fatto che in questo momento viene proposta una riforma costituzionale pasticciata e pericolosa per distogliere l'attenzione da una manovra che sbugiarda la loro propaganda elettorale e non dà risposte al Paese».

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Sostegno alla natalità

Nella Legge di bilancio è stato stanziato un miliardo di euro per sostenere la natalità. Tra le misure previste, vi è la conferma dell'assegno unico e l'estensione del congedo parentale facoltativo, insieme all'aumento del fondo per gli asili nido con l'obiettivo di renderli gratuiti per il secondo figlio. Inoltre, sono previsti tagli alle tasse per le donne lavoratrici con almeno due figli. Al contrario, non è stata confermata l'abolizione dell'IVA sui prodotti per la prima infanzia, che era stata introdotta nella finanziaria del 2022.

In particolare, l’Iva al 5% per i prodotti per l’infanzia (pannolini e latte in polvere) e gli assorbenti passerà al 10%, in una manovra all’ultimo secondo in cui il governo ha evitato di far tornare l’imposta al 22%. I seggiolini auto per bambini, invece, torneranno all’aliquota standard, subendo quindi un balzo di 17 punti. I consumatori pagheranno di conseguenza, stando alla relazione tecnica, oltre 162 milioni di euro in più.

In Italia, il tasso di natalità è tra i più bassi in Europa. Secondo l'Istat, nel 2022 sono state registrate 393mila nascite, il 2% in meno rispetto all'anno precedente, raggiungendo un nuovo minimo storico, con un saldo naturale negativo di 320mila unità. Il numero medio di figli per donna è sceso da 2,66 nel 1964 a 1,24 nel 2020. A questo quadro si aggiunge il progressivo invecchiamento della popolazione femminile in età fertile e l'aumento dell'età media delle donne che diventano madri, che è arrivata a 32,2 anni. Sempre meno persone scelgono di avere figli e lo fanno più tardi.