Intanto l'imprenditrice sui social prosegue la sua battaglia: «La mia dignità e onorabilità macchiate dalle offese del ministro della cultura. Non ho ricevuto scuse ufficiali»
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Maria Rosaria Boccia non potrà più accedere alla Camera dei Deputati. L'imprenditrice al centro del 'caso Sangiuliano' è finita infatti nel mirino della Commissione sicurezza di Montecitorio, dopo la divulgazione dei video da lei realizzati con gli occhiali-smart, immagini poi pubblicate sui social.
L'organismo, composto dal vicepresidente della Camera, Sergio Costa, e dai tre deputati questori, Benvenuto, Trancassini e Scerra, a quanto apprende Adnkronos e come anticipato da Il Foglio, sospenderà i permessi d'ingresso per la Boccia, 'colpevole' di aver prodotto video senza autorizzazione all'interno della Camera. Tecnicamente la sospensione dei permessi di accesso è una sanzione senza scadenza, rivedibile solo con una eventuale nuova deliberazione del comitato. La sospensione è la pena più severa prevista per casi del genere, ben oltre dunque il semplice 'richiamo' di cui si era parlato negli scorsi giorni.
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Boccia: «Difendo la mia dignità»
«Se il capriccio comanda l'azione di governo, allora siamo già al passaggio verso una nuova forma di governo: la dittatura. Il principio di conservazione della dittatura risiede appunto nel capriccio del dittatore. Sono determinata a dimostrare la verità della mia virtù, soprattutto per amore della Repubblica Italiana e della Democrazia». Lo scrive in un post su Instagram Maria Rosaria Boccia.
«Difendo la mia dignità e onorabilità di donna e cittadina, e quindi difendo la mia virtù. Nella difesa della virtù del popolo risiede il principio di conservazione dello Stato repubblicano. È mio diritto tutelare la verità della mia dignità e onorabilità, macchiate dalle offese del ministro della Cultura», scrive sempre nel post in cui rilancia la notizia della sua intervista a "È sempre Cartabianca" di questa sera.
Nonostante ciò, aggiunge, «non ho ancora ricevuto scuse ufficiali; anzi, sono stata più volte minacciata di denuncia. Per questo, per amore della Democrazia e della Repubblica, devo difendere con fermezza la mia onorabilità di donna e di cittadina repubblicana. È necessario, quindi, che io dimostri la verità della mia virtù offesa. Intendo provare che la mia virtù è stata brutalmente offesa in mondovisione e che - continua - il ruolo di Consigliera del Ministro, che ho svolto, mi è stato tolto ingiustamente, stracciando il decreto ministeriale di nomina per capriccio di donna».