Un Cup unico regionale o infraregionale, il monitoraggio sulle liste d'attesa affidato all'Agenas, un ispettorato generale di controllo sull'assistenza sanitaria fino all'introduzione di visite ed esami il sabato e la domenica. Sono le misure principali contenute nel decreto legge anti liste di attesa, secondo una bozza di sette articoli del provvedimento che approderà oggi in Consiglio dei ministri.

Si dividerà, in realtà, in due provvedimenti la strategia del governo per attaccare la piaga delle liste d'attesa nel pubblico: in Cdm subito un decreto legge "leggero" che non ha sostanzialmente bisogno di risorse, poi un disegno di legge più "ragionato" in cui dovrebbero rientrare quei provvedimenti che hanno necessità di risorse.

In quest'ultimo dovrebbero confluire una serie di provvedimenti come l'istituzione di un registro nazionale delle segnalazioni dei cittadini sui disservizi; aumento delle tariffe orarie del 20% per il personale che dovrà prestare servizi aggiuntivi contro le liste d'attesa con una tassazione ridotta al 15% e 100 milioni di euro per avvalersi di specialisti ambulatoriali interni per recuperare le liste d'attesa. Nessun taglio alle prestazioni ma classi di priorità verranno indicate dal medico nella richiesta di visita o esami.

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Le Regioni assegneranno ai direttori generali delle aziende sanitarie alcuni obiettivi annuali sulla riduzione delle liste d'attesa. Il mancato raggiungimento può determinare la sospensione dall'elenco nazionale dei direttori per un periodo di 12 mesi. Anche gli specializzandi verranno chiamati per abbattere le liste d'attesa. La bozza di ddl prevede un maggior coinvolgimento dei giovani medici con incarichi fino a 10 ore settimanali. Confermate le misure di contrasto contro il fenomeno dei gettonisti: possibili assunzioni con contratti di lavoro autonomo.