La Banca centrale europea ha voluto tener fede a quanto aveva già annunciato prima del crollo di Credit Suisse al fine di rimarcare che nonostante i paurosi scossoni degli ultimi giorni il sistema bancario è solido e non va aiutato abbassando il costo del denaro
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Alla fine, Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, ha optato per la fermezza, alzando il costo del denaro di mezzo punto percentuale al fine di contenere l’inflazione. La Bce ha così portato i tassi d'interesse sui rifinanziamenti principali al 3,50%, quello sui depositi al 3%, e quello sui prestiti marginali al 3,75%. Ora c’è da vedere come reagiranno i mercati, già sotto forte stress a causa del crollo di Credit Suisse, che ieri ha generato il panico nelle borse europee, poi parzialmente disinnescato dalla decisione del Governo elvetico di rimpinguare le casse del principale istituto svizzero con un’immissione di liquidità attraverso la Swiss National Bank (SNB), la banca centrale svizzera, che presterà denaro a Credit Suisse fino a 55 miliardi di dollari. Mossa che oggi ha fatto recuperare al gruppo svizzero il 23% sulla borsa di Zurigo dopo il tonfo di ieri.
La Bce, dunque, ha scelto la strada della fermezza confermando il rialzo dei tassi per mezzo punto percentuale, così come aveva annunciato prima della tempesta sui titoli bancari iniziata con il fallimento di Silicon Valley Bank, negli Usa. Se avesse deciso di andarci più cauta, magari aumentando i tassi solo di un quarto di punto, avrebbe potuto innescare nuovo panico sui mercati, lanciando intendere di essere spaventata dagli effetti della crisi finanziaria in atto.
Ecco perché il Consiglio direttivo dell’Eurotower, sede della Banca centrale europea a Francoforte, ha deciso di tenere la barra dritta e assicurando con un comunicato ufficiale che «il settore bancario dell'area dell'euro è dotato di buona capacità di tenuta, con solide posizioni di capitale e liquidità». «In ogni caso – aggiunge la nota - la Bce dispone di tutti gli strumenti necessari per fornire liquidità a sostegno del sistema finanziario dell'area dell'euro, qualora ve ne sia l'esigenza, e per preservare l'ordinata trasmissione della politica monetaria».