Il dato generale è che «siamo di fronte a una circolazione molto elevata del virus: i casi attualmente positivi sono risaliti sopra il milione, il tasso di positività ai tamponi, con alcune oscillazioni, si attesta al 12-12,5% e questo tipo di aumento interessa un po' tutte le Regioni e in particolare alcune del Sud e Centro Italia come l'Umbria, la Toscana, la Calabria. Inoltre i dati provenienti dall'Europa ci dicono che il virus sta rialzando la testa un po' in tutti i Paesi». Lo ha detto Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, su Radio Cusano Campus.

Cartabellotta ha però rilevato come, al momento, «la ripresa della crescita dei nuovi casi di Covid-19 non è eclatante» e non ci sono ancora evidenti conseguenze a livello ospedaliero, anche se «gli ingressi in terapia intensiva si sono sostanzialmente stabilizzati: dal 3 marzo abbiamo raggiunto i 42 ingressi al giorno e siamo rimasti più o meno fermi a quel numero».

Questa risalita, ha spiegato, «dipende da diversi fattori concomitanti: ci siamo rilassati un po' troppo anche perché le curve mostravano una ripida discesa della quarta ondata; probabilmente comincia a circolare anche in Italia la più contagiosa variante Omicron BA.2; l'inverno sta durando un po' più del previsto e stiamo meno all'aperto e, verosimilmente, la protezione vaccinale cala più rapidamente di quello che pensiamo anche in chi ha fatto il booster, come si vede soprattutto nelle persone più giovani».

Inoltre, l'andamento della curva secondo Cartabellotta «ancora non è chiarissimo. Si registra un aumento dei valori di Rt, ma l'incremento del numero dei casi sembra ancora lineare: occorrerà una settimana circa per capire che tipo di andamento prenderà la curva. Il dato certo è che quando i casi aumentano oltre un certo numero, si invertono anche le curve dei pazienti ospedalizzati».

Infine, conclude, «il problema reale è che con una circolazione del virus così elevata, le strategie fondamentali sono quelle di mantenere alte coperture vaccinali, aumentare il booster e utilizzare le mascherine. Tutto il resto può essere lasciato alla discussione della politica perché, al momento, non si tratta di strumenti in grado né di arginare il contagio né tantomeno di ridurre la probabilità di finire in ospedale».