Prima di lasciare il suo ufficio, l'ex titolare della Cultura ha firmato un decreto con cui piazza una decina di esperti nella commissione incaricata di selezionare i film da finanziare con fondi pubblici, tra cui spiccano diversi nomi legati al centrodestra. Boccia alla carica: «Le denunce si fanno, non si minacciano, altrimenti è estorsione»
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«Intendo lavorare in modo efficace fino alla scadenza della legislatura». Giorgia Meloni ringrazia l’ex ministro Sangiuliano e va avanti. Subito dopo le dimissioni, la premier ci tiene a ribadire che il Governo rimane forte e in grado di affrontare le sfide.
Con una battuta, senza menzionarne il nome, Meloni lancia una critica a Maria Rosaria Boccia: «Non ritengo utile ingaggiare uno scontro con questa persona, lo dico per tutte quelle donne che hanno seguito questa storia. La mia visione su come una donna debba farsi valere nella società è completamente diversa dalla sua».
Dal canto suo, Boccia risponde con una nota sarcastica sui social: «Questa persona è davvero una dilettante!». Successivamente, espone le sue idee: «Abbiamo bisogno di gentilezza e comprensione, non di conflitti; ogni donna deve poter esprimere la propria essenza, rispettando gli spazi degli altri. Per comprendere appieno i traguardi raggiunti, è fondamentale l'umiltà di ascoltare con una mente aperta. Solo così possiamo definire gli spazi conquistati fino a giungere a una verità che ci dia la libertà di scegliere consapevolmente. Ciò che vedo, tuttavia, è una donna pronta a combattere, affrontando la situazione come un pugile, ma ignara di colpire nel vuoto senza toccare la verità», ha scritto, invitando la premier a deporre «i guantoni».
Le dimissioni e le nuove nomine
Il mandato di Gennaro Sangiuliano al Ministero della Cultura si è concluso con un atto significativo. Prima di lasciare il suo ufficio al Collegio Romano, il ministro ha firmato un decreto che nomina una decina di nuovi esperti nella commissione incaricata di selezionare i film da finanziare con fondi pubblici. Si tratta di un organo cruciale, poiché gestisce oltre 50 milioni di euro destinati a sostenere le produzioni cinematografiche ritenute meritevoli dallo Stato. Una leva strategica per influenzare il panorama culturale italiano, e un punto focale per il progetto di Sangiuliano di ridefinire l’egemonia culturale tradizionalmente associata alla sinistra. Il suo piano ha portato a una serie di nomine "amiche" che ora il nuovo ministro, Alessandro Giuli, dovrà gestire.
Tra le nuove nomine spiccano diversi nomi legati all’area politica di riferimento di Sangiuliano, come il giornalista Francesco Specchia di Libero. Un’altra figura chiave è l’avvocata Manuela Maccaroni, già presidente dell’Osservatorio per la parità di genere del ministero e ora destinataria di un compenso di 15.000 euro. Un segnale di continuità con il passato, essendo stata in precedenza una collaboratrice di Sangiuliano alla Rai.
La vicenda ha suscitato anche polemiche, come evidenziato dalle accuse mosse da Maria Rosaria Boccia, ex consulente del ministero. Boccia ha puntato il dito contro il sistema di «consulenze amiche», citando nomi come quello di Beatrice Venezi, nota per le sue posizioni politiche di destra. Venezi, consulente musicale con un compenso annuale di 30.000 euro, ha ottenuto incarichi di prestigio, tra cui la direzione di un concerto al G7 della Cultura a Pompei. La sua ascesa sembra essere stata favorita dall’intervento di Ignazio La Russa, presidente del Senato.
La rete di nomine voluta da Sangiuliano appare vasta e intricata, estendendosi anche a figure con legami personali o territoriali. Tra i consiglieri nominati figurano Luciano Schifone, ex eurodeputato e padre della deputata di FdI Marta Schifone, e Luciano Lanna, già direttore del Secolo d’Italia e figura di spicco della destra storica italiana. Le nomine hanno suscitato perplessità anche sul fronte delle competenze, come nel caso di Francesca Paola Assumma, scelta come presidente del Consiglio superiore del cinema e dell’audiovisivo, nonostante non risultino esperienze particolari in questo ambito.
L’ultimo atto di Sangiuliano al Ministero della Cultura lascia un'eredità complessa. Le sue nomine, molte delle quali considerate controverse, rischiano di pesare sul nuovo ministro Giuli, che si troverà a gestire una rete di consulenti e incarichi che riflettono chiaramente l’influenza politica dell’ex direttore del Tg2.
Le dichiarazioni di Meloni
Intanto Meloni, all'indomani delle dimissioni, si mostra determinata e sicura di sé. «Quando si discute per giorni della vita privata di un ministro, significa che la sua carriera pubblica è compromessa. È evidente che la questione è personale. C'è stata una forte campagna mediatica su un fatto privato, ma va detto che lui ha sbagliato a rendere pubblica la propria questione personale», chiarisce Meloni, spiegando le ragioni che l'hanno portata ad accettare le dimissioni.
«Voleva liberarsi dal ruolo di ministro per tutelarsi meglio, consapevole del fatto che il Governo non poteva continuare a essere sotto questa pressione mediatica», afferma.
«Il ministro si è dimesso, ma non ci sono stati atti illeciti – continua –. C'è stata un'attenzione mediatica eccessiva che ha trasformato una questione privata in pubblica. Non credo sia un argomento valido a cui prestare attenzione, e per questo inizialmente non ho accettato la sua decisione di lasciare il ministero».
Aggiungendo: «Se qualcuno pensa che situazioni come questa possano intaccare il Governo, si sbaglia. Morto il re, viva il re. Un ministro si dimette, auguri di buon lavoro al nuovo».
Boccia scatenata
«Genny non mi ha ancora chiesto scusa e continua a minacciare una denuncia. Le denunce non si minacciano, si fanno, e queste continue minacce hanno il sapore di un'estorsione». Lo scrive su Instagram Maria Rosaria Boccia in un post in cui pone un interrogativo: «Una persona che si è dimessa da ministro e che ha detto tante bugie può tornare a lavorare nel servizio pubblico televisivo? Può chi manipola la verità lavorare per la tv di Stato, per di più in ruoli di comando?». L'imprenditrice poi aggiunge un post scriptum: «Hai fame di verità o di soldi?».
Ancora, in una storia di Instagram ironizza sul curriculum della consigliera cda del Maxxi, Raffaella Docimo, che dovrà traghettare la fondazione in attesa della nomina del prossimo presidente, al posto di Alessandro Giuli nominato ministro della Cultura. «Anche questo curriculum mi sembra idoneo alla carica...» scrive l'imprenditrice campana riferendosi a Dagospia che in un articolo intitolato Maxxi Amari, scrive: “Il senso della destra per la cultura: un odontoiatra al Maxxi” in cui riporta che Docimo «è stata candidata con Fdi alle ultime europee, su chiamata di Arianna Meloni» e in cui si afferma che sarebbe stata «proprio lei» a far incontrare il ministro e Boccia «in un suo evento elettorale a Napoli, nel maggio 2023».