I ministri della Giustizia Carlo Nordio e dell'Interno Matteo Piantedosi, nell'informativa urgente del governo oggi 5 febbraio alla Camera, riferiscono in merito alla richiesta di arresto della Corte penale internazionale e successiva espulsione del generale libico Najeem Osema Almasri Habish.

«Ho manifestato subito la disponibilità ad essere ascoltato il prima possibile, infatti eccomi qua, per chiarire questa vicenda sulla quale ci sono tantissime incertezze, inesattezze, talune grossolane contraddizioni», ha detto il Guardasigilli. Banchi del governo sono quasi al completo, ma mancano la premier Giorgia Meloni e i suoi vice Matteo Salvini e Antonio Tajani. Presenti diversi esponenti dell'esecutivo, da Luca Ciriani a Roberto Calderoli, da Gilberto Pichetto Fratin a Adolfo Urso e Tommaso Foti. 

«Tanto più la richiesta proveniente dalla Corte Penale Internazionale è articolata e complessa, tanto maggiore deve essere la riflessione, anche critica, sul suo procedere logico, sulla sua coerenza argomentativa, sui dettagli degli elementi citati e sulla coerenza delle conclusioni cui perviene. Come vedremo questa coerenza manca e quell'atto è radicalmente nullo», ha affermato Nordio. E ha spiegato che «l'atto è arrivato in lingua inglese senza essere tradotto. Sin dalla prima lettura il sottoscritto notava una serie di criticità sulle richieste di arresto che avrebbero reso impossibile una immediata richiesta alla Corte d'Appello».

La ricostruzione di Nordio

«Il 18 gennaio la Cpi emetteva un mandato di arresto internazionale nei confronti di Almasri per una serie di reati - ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nella sua informativa alla Camera -. Il mandato di arresto è stato eseguito domenica 19 gennaio alle ore 9.30» ed una «notizia informale dell'arresto è stata trasmessa via email da un funzionario Interpol alle ore 12.37, sempre domenica: una comunicazione assolutamente informale, priva di dati identificativi e priva del provvedimento in oggetto e delle ragioni sottese. Non era nemmeno allegata la richiesta di estradizione».

«Il 20 gennaio il procuratore della Corte d'appello di Roma trasmetteva il complesso carteggio» sull'arresto di Almasri «al ministero della Giustizia alle 11.40. Alle 13.57 il nostro ambasciatore all'Aja trasmetteva al ministero la richiesta dell'arresto provvisorio. La comunicazione della Questura al Ministero è avvenuta ad arresto già fatto», ha spiegato Nordio.

«Il ruolo del ministro non è semplicemente quello di un organo di transito delle richieste - ha spiegato il ministro Nordio -: è un organo politico che deve meditare sul contenuto di queste richieste in funzione di un eventuale contatto con altri Ministeri e funzioni organo dello Stato. Non faccio da passacarte, ho il potere di interloquire con altri organi dello Stato in caso di necessità e questa necessità si presentava eccome. Inoltre serve valutare la coerenza delle conclusioni cui perviene la decisione della Cpi. Questa coerenza manca completamente e quell'atto era nullo, in lingua inglese senza essere tradotto e con vari allegati in lingua araba».

Dopo questo breve passaggio sulla lingua inglese le opposizioni in Aula hanno rumoreggiato per contestare questa sottolineatura, tanto che è dovuto intervenire il presidente Lorenzo Fontana. Al discorso del ministro avevano invece applaudito precedentemente dai banchi della maggioranza.

Nella documentazione della Cpi «una sessantina di paragrafi in cui vi è tutta la sequenza di crimini orribili addebitati al catturando, vi è un incomprensibile salto logico. Le conclusioni del mandato di arresto risultavano differenti rispetto alla parte motivazionale e rispetto alle conclusioni», ha detto poi Nordio nella sua informativa. «Le ha lette le carte Bonelli?», ha detto il ministro riferendosi al leader di Avs che protestava. «Incertezza assoluta» a cominciare, ha sottolineato Nordio, «dalla data in cui sarebbero avvenuti i crimini: si dice a partire dal marzo 2015 ma nel preambolo si parlava del febbraio 2011, quando Gheddafi era ancora al potere».

Infine, ha aggiunto Nordio: «Mi ha deluso l'atteggiamento di una certa parte della magistratura che si è permessa di sindacare l'operato del ministero senza aver letto le carte - ha sottolineato Nordio -. Cosa che può essere perdonata ai politici ma non a chi per mestiere le carte le dovrebbe leggere. Con questa parte della magistratura, se questo è il loro modo di intervenire in modo sciatto, questo rende il dialogo molto molto molto più difficile. Se questo è un sistema per farci credere che le nostre riforme devono essere rallentate... «Questa parte della magistratura ha compattato la maggioranza come finora mai accaduto, andremo avanti fino alla riforma finale», ha concluso.

L'intervento di Piantedosi

Nell'informativa urgente il ministro dell'Interno Piantedosi ha rimarcato che «merita di essere preliminarmente precisato e sottolineato che il cittadino libico noto come Almasri non è mai stato un interlocutore del governo per vicende che attengono alla gestione e al contrasto del complesso fenomeno migratorio».

Ancora, «smentisco, nella maniera più categorica, che, nelle ore in cui è stata gestita la vicenda, il governo abbia ricevuto alcun atto o comunicazione che possa essere, anche solo lontanamente, considerato una forma di pressione indebita assimilabile a minaccia o ricatto da parte di chiunque, come è stato adombrato in alcuni momenti del dibattito pubblico sviluppatosi in questi giorni».

«Al contrario, ogni decisione è stata assunta, come sempre, solo in base a valutazioni compiute su fatti e situazioni, anche in chiave prognostica, nell’esclusiva prospettiva della tutela di interessi del nostro Paese», ha aggiunto. Quanto alla «scelta delle modalità di rimpatrio, in linea con quanto avvenuto in numerosi analoghi casi anche in anni precedenti e con governi diversi dall’attuale, è andata di pari passo con la valutazione effettuata per l’espulsione di Almasri».

«La predisposizione dell’aereo, già nella mattina del 21 gennaio, rientra tra quelle iniziative a carattere preventivo, e quindi aperte a ogni possibile scenario, compreso l’eventuale trasferimento in altro luogo di detenzione, che spettano a chi è chiamato a gestire situazioni che implicano profili di tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico di tale rilevanza», ha detto Piantedosi.

«Sicurezza dello Stato e ordine pubblico quali beni fondamentali che, insieme, costituiscono espressione di quella concezione dell’interesse nazionale la cui tutela è prerogativa e dovere di ogni governo e che noi consideriamo cruciale difendere in ogni campo. Dalla complessa gestione dei flussi migratori alle correlate iniziative di cooperazione allo sviluppo, dalla tutela degli interessi economici nazionali in quadranti geopolitici strategici alla, non da ultimo, sicurezza personale dei nostri concittadini all’estero. Su questa linea, è bene saperlo, il governo è fermo e continuerà ad agire, all’occorrenza, allo stesso modo: con determinazione, responsabilità e orgoglio, sempre e solo nell’interesse dell’Italia e dei suoi cittadini», ha scandito il titolare del Viminale.

Schlein e Meloni critici sull’assenza di Meloni

«Questa è una giornata triste per la democrazia, Nordio e Piantedosi sono venuti in Aula a coprire le spalle della premier. Ma oggi in quest'aula doveva esserci Giorgia Meloni, che invece manca di rispetto all'Aula e al Paese», ha detto la segretaria Pd Elly Schlein nel dibattito sulle comunicazioni dei ministri Nordio e Piantedosi. I deputati dem hanno esposto cartelli (entrambi con silhouette di conigli) con scritto "Meloni dove sei?" e "Meloni la patriota in fuga". Durante il suo intervento Schlein aveva puntato il dito contro la premier Giorgia Meloni «presidente del coniglio». Il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha fatto prontamente rimuovere i cartelli.

«Oggi c'è la grande assenza della presidente Meloni, che scappa dal Parlamento e dai cittadini, un atto di viltà istituzionale. Lo so che ci sta guardando dietro qualche computer», presidente Meloni, e quindi «mi rivolgo a lei. Non è venuta qui» a parlare di Almasri, «non si permetta di parlare davanti a qualche scendiletto!», ha detto il leader del M5s Giuseppe Conte nell'Aula della Camera dopo l'informativa sul caso Almasri.