«Non può essere così grave, fanno un figlio all’anno, perdere un figlio per loro non è come per noi», le parole di alcuni presenti. E ancora: «Quelle urla saranno un rito tribale o satanico». E infine, per completare l’orrore: «Mettetela a tacere, quella scimmia».

Sono solo alcuni degli insulti razzisti dei pazienti infastiditi dalle urla strazianti di dolore di una donna nigeriana che sabato mattina scorso, al pronto soccorso di Sondrio, aveva perso tutto quello che aveva di più caro: la sua bambina di appena cinque mesi.

Probabilmente una «morte in culla», uno di quei decessi inspiegabili che colpiscono i lattanti. Il dolore della madre, una ragazza di 22 anni, residente in via Maffei a Sondrio, è straziante.

Un dolore “scomposto” per gli astanti, una quindicina di persone circa in gran parte sopra i cinquant’anni sedute nella sala d’attesa del pronto soccorso, che non mostrano alcuna compassione per la tragedia familiare che si è appena consumata.

La testimonianza al pronto soccorso

Ad ascoltare, casualmente, le frasi razziste è stata una giovanissima consigliera comunale di Sondrio, Francesca Gugiatti, lista civica di centrosinistra, 25 anni, maestra in una scuola primaria.

«Non stavo bene, mia mamma mi ha accompagnato in ospedale» dice a Corriere.it Francesca, rimasta in astanteria sin verso le 16 del pomeriggio.

La sua è dunque una testimonianza in presa diretta del tragico evento accaduto nella sala d’aspetto dopo aver udito quelle grida «disperate intervallate da singhiozzi» provenienti dall’adiacente pronto soccorso.

Alle 16 la consigliera, sino a quel momento in disparte e silenziosa, controlla il telefonino e apprende da «Sondriotoday.it» l’ufficializzazione del decesso.

Si guarda attorno, comunica l’informazione a chi sta ancora nella sala d’attesa dove a quel punto «cade il gelo».

Quando rincasa, Francesca riassume ciò che ha visto su Facebook e il suo post diventa virale.

In serata partecipa all’assemblea cittadina delle «sardine» che si ritrovano in piazza Campello, nel centro storico del capoluogo valtellinese. Qui, dal palco, racconta nuovamente l’accaduto davanti a quattrocento persone.

Che restano ammutolite.

Un caso di "morte bianca"

Delle cause che hanno portato al decesso della piccolina si sa poco. Una «morte bianca», forse.

La mamma era a casa quando si è accorta che la figlia stava male, respirando a fatica. La donna allora è scesa in strada chiedendo aiuto e incontrando un uomo - compassionevole - che si è fermato per accompagnarla in ospedale con l’auto.

Quando sono arrivati al pronto soccorso dell’ospedale civile la bimba era in condizioni disperate. Poco dopo è arrivato anche il padre avvisato dalla compagna.

Si attende ora l’esito dell’autopsia che si è tenuta ieri (martedì) per accertare le cause della morte.