Risponde a quanti in questi mesi gli hanno chiesto dove stia andando il suo partito, e per farlo sceglie la prima pagina del Corriere della Sera. Silvio Berlusconi non molla. E in una lunga serie di dichiarazioni, spiega che rimarrà alla guida di Forza Italia finché il paese non sarà fuori dalla pericolosa deriva legata dall’avvicendamento del Movimento 5stelle al governo. Nessun delfino né successore designato dunque, almeno per il momento.

Ma il Cavaliere chiarisce che non sarà un uomo solo al comando, bensì il vertice di un complesso organigramma. «Al mio fianco – spiega- avrò un vicepresidente, un comitato esecutivo, un coordinatore nazionale, che seguirà i coordinatori regionali, che a loro volta saranno affiancati da giovani coordinatori virtuali, che si occuperanno dei social». Insomma, una macchina congegnata per raggiungere anche la fascia di elettori più sfuggente e disillusa, tradizionalmente rappresentata dai più giovani. Nella nuova strategia di rinnovamento del partito, un ruolo importante lo avrà la rete, e in particolare i social, con la nascita di "coordinatori virtuali" e vere e proprie “comunità azzurre”.

 

Berlusconi torna più volte sui 5 Stelle e non risparmia critiche di fuoco anche al loro modo di gestire i rapporti con l’estero. «In Europa ci si fa sentire senza urlare – sentenzia Berlusconi- il nostro momento, verrà molto presto, appena le ricette economiche dei grillini avranno rivelato la loro impraticabilità e la loro pericolosità».

 

Eppure quel 14% delle ultime elezioni politiche è una ferita ancora aperta, alle quale si aggiungono i malumori e le faglie aperte all’interno delle “filiali” regionali del partito. In Calabria, tra malumori e cambi di casacca, Forza Italia e nelle secche.

 

Ma Berlusconi, 82 anni a settembre, in politica dal 1994, non sembra disposto a farsi da parte né si lascia scoraggiare dai segni di erosione del partito che giungono da ogni parte. Anzi, rilancia con quello che sembra un nuovo corso e rivolge un appello a chi condivide gli ideali azzurri a convergere in un’“Altra Italia”. E a conti fatti non può non venire in mente Giulio Andreotti, che rispetto alla sua longevità politica raccontava spesso un aneddoto: «L'ufficiale sanitario alla visita di leva mi disse che avevo sei mesi di vita. - raccontava- Anni dopo lo cercai, volevo fargli sapere che ero sopravvissuto. Ma era morto lui. È andata sempre così: mi pronosticavano la fine, io sopravvivevo; sono morti loro».