«Assolto perché il fatto non sussiste». La settima sezione penale del Tribunale di Milano ha chiuso così nella serata di ieri la vicenda giudiziaria a carico di Silvio Berlusconi che si trascinava da diversi anni. Il processo aveva preso avvio dalle dichiarazioni di Kharima El Mahroug, meglio conosciuta come Ruby, che aveva accusato il presidente di avances a sfondo sessuale durante le cosiddette cene eleganti che si svolgevano nella residenza di Arcore.

La sentenza di ieri, come riferito dai legali dell’ex cavaliere, è conseguenziale all’ordinanza dei giudici milanesi emessa nel novembre del 2021, quando i verbali relativi alle testimonianze rese da una ventina di giovani donne vennero dichiarati inutilizzabili. Essendo caduta la falsa testimonianza - questo il ragionamento dei difensori - è venuta meno anche l’accusa di corruzione in atti giudiziari per l’assenza del presunto corruttore, vale a dire lo stesso Berlusconi. Dopo le parole dei suoi legali («È un’assoluzione con la formula più ampia e più piena possibile, Silvio Berlusconi è sollevato perché questa vicenda lo ha impegnato anche emotivamente per tanto tempo»), il diretto interessato ha scelto il proprio profilo twitter per commentare l’epilogo positivo del processo: «Sono stato finalmente assolto dopo più di undici anni di sofferenze, di fango e di danni politici incalcolabili, perché ho avuto la fortuna di essere giudicato da magistrati che hanno saputo mantenersi indipendenti, imparziali e corretti di fronte alle accuse infondate che mi erano state rivolte».

Anche due dei figli del politico di Arcore, hanno commentato la sentenza dei giudici milanesi. Barbara Berlusconi, intervista dall’Ansa, ha dichiarato: «Mio padre è l'uomo più perseguitato del mondo, con 86 processi e più di 4000 udienze. Si è trattato di un processo surreale che neanche avrebbe dovuto avere inizio. Il tribunale oggi afferma che il fatto addirittura non sussiste. Da figlia provo una doppia amarezza: oltre al danno di immagine, non tutti comprendono come i processi colpiscano l'animo, ma soprattutto la salute della persona indagata».

 La primogenita Marina invece ha parlato di una vittoria ottenuta a prezzo altissimo: «Certo, la soddisfazione è grandissima, e il fatto che la giustizia riconosca finalmente la verità è importante, ma è una vittoria che ha avuto un prezzo troppo alto. Non solo per mio padre, anche per tutte le persone che lo amano e lo stimano, per i milioni di italiani che negli anni lo hanno votato. Una persecuzione del genere - ha sottolineato la presidente Fininvest - non si può cancellare così, con un colpo di spugna».