Il procuratore Marcello Viola in conferenza stampa ha anche riferito di un loro giuramento scritto di fedeltà all'organizzazione estremista. Nelle chat dei sospetti sarebbero state rintracciate anche minacce alla premier Giorgia Meloni
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Un’operazione della Polizia di Stato ancora in corso, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano - Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo, ha portato all’arresto, questo martedì mattina, di un cittadino egiziano e uno naturalizzato italiano di origini egiziane, accusati di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere con finalità di terrorismo.
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L’operazione è condotta dalla Digos di Milano, dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Perugia, dalla Direzione centrale della Polizia di prevenzione e dal Servizio centrale Polizia postale e delle comunicazioni.
I due arrestati erano «estremamente attivi nella propaganda e nel proselitismo digitale per conto dell'Isis, mettendosi a disposizione dell'organizzazione terroristica e finanziando cause di sostegno del sedicente Stato islamico», ha dichiarato il procuratore di Milano Marcello Viola durante conferenza stampa tenutasi questa mattina. Sarebbe stato, addirittura, rintracciato il loro «giuramento scritto e rinnovato di fedeltà e sottomissione all'Isis».
Dalle indagini è emerso che i due arrestati hanno tra i 40 e 50 anni e lavorano stabilmente nel settore dell'edilizia.
Nelle chat trovate nei cellulari degli arrestati ci sarebbero anche minacce alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, minacce ed insulti a carattere antisemita, oltre che audio e video relativi al conflitto israelo-palestinese.
Inoltre, i due avrebbero dimostrato appoggio all’Isis e pubblicato messaggi contro l’Occidente su gruppi di estremisti nelle piattaforme Telegram, Facebook e WhatsApp. Come emerso dalla conferenza stampa, gli arrestati avrebbero dimostrato anche una competenza particolare nell’uso di armi e la disponibilità a dare consigli su questo argomento nelle chat. «Io ho sparato, all’inizio avevo paura», si legge nel messaggio di uno degli arrestati.
Il procuratore Viola ha aggiunto che gli accusati avrebbero anche inviato soldi come finanziamenti, in particolare a donne vedove in Palestina, ad alcune persone nello Yemen, oltre che a un uomo che farebbe parte dell'Isis in Siria.
Alla luce dell’attentato da parte di un tunisino che ha ucciso due persone a Bruxelles e dell’attacco il venerdì scorso in Arras, Francia – quando un ceceno ha ucciso a coltellate un professore – si potrebbe dire che l’allarme sia ormai scattato in tutta l’Europa, Italia inclusa, anche se l’operazione a Milano pare non avere collegamento con i suddetti episodi.
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Il vice premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha dichiarato che ancora non ci sono minacce dirette verso l’Italia. «Non sono emersi nell'indagine, da quanto si è appreso, specifici atti di preparazione di attentati», ha detto. Anche se «può esserci sempre qualche fondamentalista esagitato, qualche cane sciolto, quindi la prevenzione è massima», ha affermato Tajani. «Non abbiamo pericoli segnalati imminenti. Si fa di tutto perché gli italiani possano vivere in sicurezza, anche controlli sugli immigrati che arrivano perché non ci siano infiltrati terroristi». Secondo Tajani, il livello di guardia è già stato alzato da qualche giorno da parte di carabinieri, polizia, guardia di finanza, polizia penitenziaria e servizi di intelligence.