Concorso all’ospedale di Cosenza, spuntano nuovi strani particolari e una lettera a Cotticelli

La presidente della commissione del concorso, la dottoressa Galdini, chiede se lei sia illegittima come esaminatrice. Il commissario della Sanità stranamente non risponde e lei va avanti. Chi bluffa?

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di Pablo .
23 novembre 2019
20:15
Il commissario Cotticelli
Il commissario Cotticelli

Sullo strano concorso dell’azienda ospedaliera di Cosenza che ogni giorno ci regala una chicca, un fatto nuovo che lo rende sempre più drammaticamente grottesco. E alla luce delle continue evoluzione si può tranquillamente affermare che il teatrino continua alla grande. Tutto è iniziato, come abbiamo raccontato più volte sulla nostra testata, con il famoso concorso farsa e chiacchieratissimo, costruito da vertici amministrativi  dell’Azienda ospedaliera di Cosenza per l’assunzione di due operatori call center appartenenti alle categorie protette.

 


Vi abbiamo raccontato delle tante illegittimità e irregolarità procedurali che hanno accompagnato il concorso, oggetto di duri attacchi da parte sia dell’onorevole Francesco Sapia del M5s che dell’onorevole Wanda Ferro di FdI. Quest’ultima ha finanche depositato un’interrogazione parlamentare al ministro della Salute, Giovanni Speranza. La stampa, inoltre, ha accesso i riflettori anche sull’attribuzione dei punteggi alle prove concorsuali. Punteggi che, evidentemente, hanno probabilmente agevolato alcuni candidati.

 

Macroscopica si è rivelata l’illegittimità e il conflitto d’interesse che ha riguardato la nomina a presiedere la commissione della dott.ssa Galdini, la quale, nei giorni scorsi, magari nel tentativo di salvarsi l’anima, si è premurata di inviare una nota al generale Saverio Cotticelli, commissario regionale della Sanità, chiedendogli di verificare se la sua nomina fosse illegittima. La risposta dell’austero generale dei Carabinieri prestato alla Sanità ancora sembra non essere arrivata, e tuttavia, tutto ciò non impedito alla dottoressa Galdini di astenersi dal proseguire nell’espletamento delle procedure concorsuali. A questo punta ci viene naturale chiederci chi stia bluffando in questa storia. Bluffa il generale che non risponde oppure bluffa la Galdini che vuole trovarsi una giustificazione per continuare ad andare avanti? Attendiamo la risposta nelle prossime ore.

 

E poi continua a permanere la macroscopica incompatibilità e l’illegittimità della signora De Cunto e del signor Petrucci, i quali, risultano tra quelli assunti con la qualifica di centralinisti presso l’Azienda ospedaliera e dopo soli otto mesi dall’assunzione, si ritrovano ad essere componenti esperti della commissione esaminatrice del concorso per operatori call center nel quale risultano finanche nell’elenco dei candidati ammessi. Roba da matti.

E come non parlare delle irregolarità della Segretaria, tal dottoressa Emanuela Aquino, la quale, sebbene per legge non sia membro della Commissione e, dunque, dovrebbe astenersi da qualsivoglia attività valutativa dei candidati, invece è colei che gestisce in prima persona le prove concorsuali.

 

Insomma più che un concorso ci sembra la rappresentazione di una teatro comico. Il concorso, tra l’altro, si è distinto per scarsa pubblicità. Bandito nel 2016 e ripreso nel 2019. Poca trasparenza nelle procedure, possibile violazione della par condicio, considerato che le prove pratiche vengono espletate in giorni diversi a seguito di brevi e sommarie informazioni fornite, sempre dalla solita segretaria, ai candidati sul programma informatico in uso.

 

La sigla sindacale Cisal ha diramato una nota, indirizzata a tutte le Aziende sanitarie e ospedaliere calabresi e per conoscenza al commissario Cotticelli e al direttore del Dipartimento tutela della Salute Belcastro, chiedendo informazioni circa il numero complessivo dei dipendenti e, di questi, quanti appartenenti alle cosiddette categorie protette.

 

L’obiettivo è verificare il rispetto della quota d’obbligo di assunzione del 7% riservata dalla L. n. 68/99 alle categorie protette. In difetto, le Aziende avranno l’obbligo di adempiere al dettato normativo assumendo personale inabile. Qualora, invece, si dovesse registrare lo sforamento del 7%, vorrà dire che qualche Azienda avrà eluso il blocco del turnover imposto dal Piano di rientro sanitario.

 

Sulla regolarità procedurale del concorso dell’Azienda ospedaliera di Cosenza e sul rispetto della quota del 7%, inoltre,  dovrà far luce Giovanni Cucunato, responsabile del Centro per l’impiego di Cosenza, poiché, nel recente passato non sono stati rispettati i bandi concorsuali e, col solito giochetto, si è proceduto allo scorrimento delle graduatorie (i centralinisti passati da 1 a 9, i collaboratori amministrativi cat. D passati da 1 a 4).

 

A tutto ciò, si aggiunga che la nostra inchiesta non si è arrestata, facendo emergere ogni giorno  ulteriori e preoccupanti, elementi che getta altre ombre sul concorso.

Parrebbe, infatti, che anche dirigenti di primo livello dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, come la direttrice della Uoc Gestione Risorse Umane, Filomena Panno, siano incompatibili con gli incarichi apicali ricoperti. Capite bene che, qualora dovesse esserne appurata la veridicità, si aprirebbe uno scenario apocalittico per l’Azienda, passibile di una miriade di ricorsi per nullità degli atti sottoscritti dagli illegittimi dirigenti.  Le solite ministre alla cosentina sono servite.

 

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