Giappone mon amour

Tanta voglia di Anime, la Francia pronta a lanciare la serie “Occhi di Gatto”

Si moltiplicano i tentativi di resurrezione dei manga-anime stracult del passato con trasposizioni sullo schermo che fanno tremare i fan dei capolavori giapponesi dei '70 e '80

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di Alessia Principe
22 luglio 2024
16:33

Con 18 milioni copie vendute in tutto il mondo, il manga “Occhi di Gatto” (scritto e disegnato da Tsukasa Hojo) fu prima un formidabile successo editoriale e, successivamente, un anime stracult impreziosito da opening credit folgoranti. Le sorelle Sheila, Kelly e Tati (in Italia) con le loro tutine secondapelle, le fusciacche in vita, curve da far fischiare le ruote, sulle note di una arrembante sigla firmata nel 1983 da Alessandra Valeri Maneri e cantata dall’inossidabile Cristina D’Avena (che ancora oggi infiamma le platee quando parte l’intro ai popolati live), saltavano di tetto in tetto sfidando allarmi, laser e proiettili, pur di riportare a casa le opere d’arte del padre scomparso in circostanze mai chiarite. La storia d’amore tra Kelly, la gatta con i lunghi ciuffi e la tuta bluette, e il detective imbranato Matthew, rendeva la storia pepata e divertente come era costume nei manga di quegli anni in cui i momenti drama si intervallavano a quelli demenziali.

L'intervallo Francia-Spagna nel segno di Cat's Eyes

Anche se la versione carne-e-ossa era già stata proposta in versione filmica con i volti delle attrici Yuki Uchida, Norika Fujiwara e Izumi Inamori, che avevano interpretato le ladre di opere d’arte – ma per una buona causa – in outfit sadomaso, a far esplodere il cuore dei fan dell'anime è stato l’intervallo della semifinale agli Europei tra Francia e Spagna, quando il promo della serie “Occhi di Gatto” French edition, ha catalizzato l’attenzione anche dei più distratti.


Bisognerà comunque attendere l’autunno per godere degli otto episodi (durata cinquanta minuti l’uno) di “Cat’s Eye” con Camille Lou, Constance Labbé e Claire Romain, il trio compatto che ha fatto un patto, che la Francia ha ribattezzato Alexia, Tam e Sylia, trascinando l’ambientazione dall’ombra del monte Fuji a quella della Tour Eiffel.

L'Italia sogna l'Uomo Tigre

Altro manga, altro anime, altro adattamento. Della nuova Lady Oscar – in versione anime – ne avevamo parlato qualche settimana fa, adesso focalizziamoci su un altro progetto molto ambizioso.

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La notizia è datata novembre 2023, quindi solo otto mesi fa. La casa di produzione italiana Fabula Pictures (Baby e Divin Codino) ha annunciato un rischiosissimo accordo con la Kodansha e Brandon Box per la trasposizione sullo schermo niente di meno che dell’Uomo Tigre, uno dei capolavori sacri dell’animazione giapponese, trasmesso in versione anime in Italia dai primi anni 80.

Già nel 2013 ci avevano provato i giapponesi (che l’hanno visto nascere) a dar vita all’indimenticabile personaggio di Naoto Date, creato dal tormentato autore Ikki Kajiwara (al secolo Asaki Takamori detto anche Asao Takamori quando firmava Rocky Joe), che sul ring si trasformava in un lottatore coraggioso col volto felino, con risultati discutibili e un look che ricorda più un Marvel che un wrestler. Adesso che ci ha messo lo zampino anche l’Italia, quel che accadrà non è neanche immaginabile, sperando che non sia l’ennesimo ko.

Giornalista
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