Le mafie si adattano da sempre ai cambiamenti della società e oggi non si nascondono, ma esibiscono il loro potere e il lusso che viene dai guadagni delle loro attività illecite. È sui social che oggi le organizzazioni criminali fanno proseliti, creano consenso e desiderio di emulazione.

Negli ultimi quindici anni i social network sono diventati il grande palcoscenico su cui le mafie si esibiscono. Ma è Tik Tok, dal 2020 in poi, ad aver sparigliato completamente le carte nella comunicazione social delle organizzazioni criminali. Tik Tok è il reality show delle mafie, un’estetica del potere che esalta il lusso e l’onore. La mafia è il brand e i rampolli delle famiglie criminali sono i suoi influencer. È la Google Generation Criminale.

Parleremo di questo nella puntata di Link di questa sera, giovedì 16 marzo, con Marcello Ravveduto, storico e docente di Digital Public History all’Università di Salerno e studioso di rappresentazione e comunicazione mafiosa, con Maurizio Vallone, direttore della Dia e Antonio Nicaso, storico delle mafie e uno dei maggiori esperti di ‘ndrangheta del mondo.

Ravveduto ha curato il primo Rapporto sulle Mafie nell’era digitale, una ricerca sui nuovi linguaggi della criminalità, promossa dalla Fondazione Magna Grecia. Grazie ai social i mafiosi possono raccontarsi senza intermediazione. La narrazione della vita criminale si può fare senza i giornalisti, il cinema, la tv. È auto-narrazione. Perché il controllo del territorio reale oggi deve necessariamente passare per il controllo del territorio virtuali. «Oggi le mafie non sono più coppola e lupara, esplosivo e kalashnikov» - dice il direttore della Dia Maurizio Vallone - «ma capacità di agire nei mercati digitali, delle criptovalute, di usare piattaforme criptate per comunicare e addirittura creare attività imprenditoriali nel Metaverso».

Questa puntata di LINK andrà in onda giovedì 16 marzo alle ore 21 su LaC Tv, canale 11 del Dtt, 411 TivùSat e 820 di Sky. La puntata sarà poi disponibile su LaC Play.