VIDEO | Una puntata speciale dedicata all’ascesa e alla caduta dell’ex stella della destra calabrese: «Lo Stato deve fare di più per reinserire le persone nella società dopo il carcere. Quella vissuta è stata per me la battaglia più difficile»
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È tornato per la prima volta in pubblico per presentare il libro Io sono libero nella sede romana del Parlamento Europeo. Giuseppe Scopelliti ha scontato la pena, un anno e mezzo di carcere e il resto in semilibertà, ed è tornato libero a fine 2021.
Un libro-intervista, il racconto della sua storia politica e della sua vicenda giudiziaria. Pagine scritte con il giornalista Franco Attanasio nel carcere di Reggio, dove l’allora uomo più potente di Calabria era entrato nell’aprile del 2018 dopo aver subito una condanna in Cassazione a quattro anni e sette mesi per falso in atto pubblico, per fatti risalenti agli anni dal 2007 al 2010, quando era sindaco di Reggio Calabria.
La redazione de LaCapitale era lì e ha raccontato l'evento in una puntata speciale di Piazza Parlamento dedicata alla vicenda dell’uomo di punta della destra in Calabria, dalla sua ascesa, giovanissimo, alla caduta e alla fine della carriera politica nella cella numero 16 della sezione Apollo.
Una carriera che sembrava inarrestabile: da consigliere comunale di Reggio a segretario nazionale del Fronte della Gioventù, da presidente del Consiglio regionale ad assessore, da sindaco di Reggio a presidente della Regione Calabria. Poi l’inchiesta della Procura di Reggio, la condanna e il carcere ne hanno fermato l’ascesa.
«Non ho alcun interesse a ritornare sulla scena politica» ha raccontato Scopelliti alle nostre telecamere «Ho fatto la mia esperienza. Ho pagato. Ora voglio dare il mio contributo per spiegare come devono muoversi gli amministratori locali, quali sono i rischi. Quest’esperienza ha tradito i miei sogni, la concezione che avevo dello Stato. Ma ora voglio metterla da parte e andare avanti, coltivare i sogni lontano dalla politica».
Nella sala gremita, tanti politici calabresi, ex compagni di partito come Gianni Alemanno, il mentore Gianfranco Fini, ex segretario di Alleanza Nazionale, e i giornalisti Anna La Rosa, Francesco Verderami del Corriere della Sera e Piero Sansonetti, direttore del Riformista.
«Ero un uomo incensurato, al quale si potevano concedere le attenuanti, tutte le condizioni che si devono a chi non ha un curriculum criminale» ha detto Scopelliti «Ma questo Stato non è né giusto, né forte, né libero. È stata la battaglia più difficile e cruda. Ho vinto tante battaglie nella mia vita, questa l’ho persa, ma lì mi sono trovato in pace con me stesso».
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