«Sono innocente». Lo ha ripetuto fino all’ultimo l’allora senatore Antonio Caridi, nel suo discorso in aula, prima che palazzo Madama decidesse di autorizzare la richiesta d’arresto della Dda di Reggio Calabria avallata dal gip. Dopo cinque anni, il Tribunale presieduto da Silvia Capone gli ha dato ragione: Antonio Caridi è un politico sì spregiudicato, che non disdegna di ricevere voti dalla ‘ndrangheta e incontrare boss, ma non è un affiliato. Men che meno un appartenente alla componente riservata del sistema di potere criminale calabrese. È lui il protagonista della settima puntata del podcast “Gotha – processo agli invisibili”.

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Per i pubblici ministeri reggini, Caridi sarebbe un uomo di mezzo deputato a perseguire gli interessi delle cosche, così realizzando quello che fu il disegno dell’avvocato Paolo Romeo, soggetto ritenuto al vertice della componente riservata.

Sul punto, però, il Tribunale è tranciante: «Il vastissimo materiale probatorio non consente di condividere il teorema accusatorio». Nel corso del podcast sarà possibile comprendere come i giudici siano giunti ad una simile conclusione, nonostante un compendio probatorio molto ampio. Da rimarcare come il Tribunale passi in rassegna ogni singola intercettazione e anche tutte le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che indicano Caridi quale soggetto sostenuto da diverse famiglie criminali.

Il pentito Moio, ad esempio, ha affermato come Caridi fosse «molto vicino ai De Stefano, molto vicino ed amico dei De Stefano». Il pentito Villani, invece, ha affermato come Antonio Caridi fosse vicino prima ai Libri e poi ai De Stefano-Tegano: «Era legatissimo ai soggetti di vertice delle cosche»

A fronte di una piena assoluzione – non c’è prova di alcun tipo di scambio o di patto tra il politico e la ‘Ndrangheta – le parole dei giudici non sono però tenere nei riguardi dell’ex senatore quando affermano come questi non disdegnasse di coltivare rapporti e frequentazioni con soggetti delle più importanti consorterie criminali per chiare finalità elettorali.
Per la legge, però, avere l’appoggio elettorale di boss o famiglie criminali non è un reato. E questo marca la differenza.

Nel corso della puntata sarà possibile ascoltare estratti di intercettazioni tra Antonio Caridi e Paolo Romeo, così come una conversazione che riguarda il boss Giuseppe Pelle e che i giudici hanno valutato come fondamentale per ritenere non provata l’appartenenza di Caridi alla ‘Ndrangheta.
Assieme al giornalista di LaCNews24, Pietro Comito, è stata affrontata non solo la figura di Antonio Caridi, ma anche il rapporto generale tra politica e ‘Ndrangheta sotto il profilo etico e non solo di rilevanza penale.