Sei mesi fa, era dicembre del 2022, Roberto Occhiuto dichiarava: «Mai come oggi i sindaci della Calabria sono stati così attenti alla depurazione». Nell’arco di circa 180 giorni le cose sono cambiate radicalmente. E ci sta pure che gli umori (le “cose”, appunto) cambino radicalmente se il terreno del confronto è la politica. Va meno bene, però, quando il motivo del contendere è di interesse comune. Anzi, pubblico: il mare.

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Il nostro Enrico De Girolamo, ieri, rilevava con piglio critico – ma costruttivo – le contraddizioni del sistema politico-istituzionale calabrese: mentre i turisti, sulle spiagge arroventate, erano in implorante attesa che le correnti tirreniche trascinassero lontano le chiazze marroni per tuffarsi in acqua, presidente di Regione e sindaci se le davano di santa ragione a colpi di comunicati stampa e attacchi social incrociati. Ci sta la logica della contrapposizione politica; mai, però, ad emergenza in corso. E l’emergenza per il mare calabrese c’era ieri e resta oggi.

Il punto è qui: l’intensificazione dei controlli con tanto di ordinanza è stata tardiva rispetto alla scorsa stagione e gli effetti si osservano tutti nella loro lampante evidenza. Il fatto è che siamo a luglio quasi inoltrato e l’autostrada inizia a mostrare le prime (lunghe) code di vacanzieri italiani e stranieri che hanno scelto le località rivierasche per trascorrere qualche settimana di ferie. Perché dunque gli accertamenti preventivi non sono stati fatti prima? Probabilmente perché, sulla scorta dei miglioramenti ambientali rilevati lo scorso anno attribuibili anche al presidente Occhiuto, ci si era illusi che quest’anno sarebbe andata meglio. Non è stato così. E ora bisogna ricominciare da capo.

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Parlare di priorità, tuttavia, non ha molto senso: individuare e bloccare (sanzionando) i responsabili di inquinamento marino non riporterà subito il mare calabrese ai suoi colori originali: dove le cose andavano bene prima, continueranno ad andare bene ora. E viceversa. Pertanto, la logica delle priorità non regge più se è vero – come è vero – che di mese in mese le priorità stesse cambiano: la sanità prima, il mare poi, le infrastrutture stradali e autostradali dopo, la sicurezza e la lotta alla ’ndrangheta nel frattempo, il rilancio economico e occupazionale frattanto… E dopo le priorità, che tali restano perché irrisolte, da dove bisogna (ri)partire?Dalle classiche “contingenze” che si frappongono nel mentre. Ad esempio lo sversamento di percolato nella discarica di Scala Coeli, su cui l’intervento della Regione è stato nuovamente tardivo.

A Roberto Occhiuto non possono essere attribuite colpe dirette. Anzi, probabilmente sta cercando di dare nuovi impulsi e scandire un ritmo nuovo sul versante operatività. Ma non sempre la macchina gira come dovrebbe. Trasferire responsabilità, a volte, è un atto di estrema… responsabilità. Accentrare è al contrario un rischio e Occhiuto, in queste settimane, accentra a sé una serie di funzioni e competenze da fare spavento: oltre alle deleghe, in veste di commissario, sulla sanità, detiene anche quelle strategiche sul Turismo (dopo la partenza verso Roma del senatore Fausto Orsomarso) cui si assommano, da qualche settimana, quelle alle politiche economiche legate allo sviluppo dei Fondi comunitari e del Pnrr dopo le disavventure dell’ex assessore Marcello Minenna.

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La vera sfida per il rilancio della Calabria, inutile girarci intorno, ruota attraverso i tre grandi temi su cui Occhiuto dovrebbe continuare a mettere mano: riorganizzazione sanitaria e costruzione dei nuovi ospedali, attrazione turistica (campiamo di mare e montagne, da queste parti) e gestione dei fondi europei per realizzare infrastrutture e sostenere le imprese (e quindi l’occupazione). Davvero tanto anche per uno come lui, a cui va riconosciuta indubbia capacità politica e amministrativa oltre che contatti romani assai introdotti perché costruiti in decenni di frequentazione del Parlamento con ruoli di rilievo.

Il presidente ha dichiarato che non si candiderà alle elezioni europee (lasciando all’assessore Gianluca Gallo, l’altro uomo davvero forte della politica regionale, l’onere di convogliare migliaia di voti certi a vantaggio di Forza Italia?), preferendo onorare il patto siglato con i calabresi un paio d’anni fa. Una scelta onorevole ma rischiosa, soprattutto quando ci si assume l’onere della prima linea sulle scelte strategiche per il futuro della Calabria.

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“Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio”: un motto antico e sempre attuale ma che non s’attaglia in questa stagione storica alle urgenze del presidente della Regione: non tutti gli uomini della giunta regionale brillano per fantasia, capacità e competenze conclamate. Delegare alle persone sbagliate per esigenze di coalizione è un rischio che va corso e che Occhiuto sta correndo pienamente consapevole. Ma trattenere a sé gli strumenti che si traducono in esercizio del potere vero è un’arma a doppio taglio, un boomerang pericoloso i cui effetti nell’impatto di ritorno non sono mai così facilmente prevedibili.

(cambareri@lactv.it)