LaC è l’unica emittente televisiva che ha accesso i riflettori su quanto sta accadendo nell’aula bunker di Lamezia. E non intende spegnerli, nonostante le obiezioni strumentali che vengono mosse da chi vorrebbe oscurare questo passaggio epocale nella storia della Calabria. Ecco perché (ASCOLTA L'AUDIO)
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Processo Rinascita Scott: al quarto mese di vita, del più grande processo mai fatto contro la 'ndrangheta, l'unica cosa che si possa dire è ancora: «Chi l'ha visto?». E la “pubblicità del processo”, essenza dell'amministrazione della legge (sotto gli occhi di tutti, dirimere le controversie, raggiungere la verità possibile sui crimini), da diritto è stata regredita a insana curiosità, giustizia-spettacolo, anticipazione delle sentenze... Insomma il male è voler vedere e sapere; il bene è farsi i fatti propri, mentre “gli esperti” si occupano della cosa. Si è arrivati al punto di considerare “cattiva pubblicità” per la Calabria far sapere che è in corso il più grande processo di sempre contro le cosche (cui non darà fastidio questo insperato supporto alla loro voglia di “riservatezza”).
Così, nel mondo capovolto, LaC, unica emittente a dedicare un programma settimanale, per informare su quanto avviene dell'aula bunker di Lamezia Terme, non farebbe del normale giornalismo, ma qualcosa di strano.
Vediamo perché, obiezione per obiezione:
1 – i maxi-processi rischiano di essere spettacolari, rendono difficile l'accertamento dei fatti, ledono i diritti della difesa. Non ho competenza né presunzione sufficienti per discutere nel merito l'argomento. Ma fosse davvero così, non c'era da aspettare il Rinascita Scott, per scoprirlo e non si capisce perché debba essere il solo a essere oscurato. Il Tribunale di Palmi già nel 1889 condannava 65 “camorristi”; nel 1892, altri 156, su 219 imputati; quattro anni dopo, in seguito a un'indagine partita da Gioia Tauro, finiranno sotto processo in 225: più o meno il numero degli imputati al processo Aemilia (240), conclusosi un anno fa in appello. Quasi inutile ricordare il maxi processo a Cosa Nostra del pool antimafia condotto da Antonino Caponnetto, con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e che ebbe 475 imputati (più del Rinascita Scott). Da profano, mi colpì apprendere che al processo di Norimberga, sembrando poco sottoporre a giudizio soltanto i gerarchi nazisti, si misero sotto accusa direzione del partito, Consiglio superiore della magistratura, Gestapo, stato maggiore e alto comando della Volkswagen, una serie di organizzazioni con migliaia di aderenti. Qualunque siano le opinioni sui maxi-processi, la domanda che resta senza risposta è: perché il Rinascita Scott debba essere l'unico “oscurato”;
2 – autorizzare le riprese consentirebbe a eventuali testimoni e pentiti non affidabili, o sospetti di esser tali, di regolare le proprie deposizioni sulla scorta di quelle precedenti, se potessero seguirle in tv. Obiezione giù discussa: le testimonianze, pochi minuti dopo essere state rese, sono sul web, non è che leggerle, invece di ascoltarle cambi qualcosa;
3 – sarebbe mortificante, per gli innocenti, essere esposti alla platea televisiva in tribunale. Tolto che l'argomento può essere usato anche al contrario, perché così pure gli eventuali colpevoli evitano l'esposizione (al processo Aemilia lo chiesero esplicitamente e volevano persino il controllo degli articoli dei giornalisti, da parte del tribunale) e agli innocenti si nega di urlare la propria innocenza, resta che comunque è diritto degli imputati pretendere che il loro volto sia velato. Quindi la cosa non regge;
4 – variante del punto 3: le riprese, se ammesse (in realtà no, se è solo una telecamera fissa), sarebbero divulgabili solo dopo la sentenza, quando sarà “dimostrata la prova”, i colpevoli saranno colpevoli e gli innocenti, innocenti. Almeno per sentenza. In un Paese come questo, dove processi su vicende cruciali, dalla strage di piazza Fontana a quella di Bologna, durano decenni, dovremmo sperare di vivere abbastanza per conoscere quanto si dovrebbe vedere e sapere giorno per giorno. O lasciare questo diritto in eredità...
5 – fare trasmissioni sul processo è anticipare il giudizio, una sorta di pericolosa speculazione giornalistica. Peccato che tutta la storia della civiltà, in epoche e culture diverse, testimonia del dibattito pubblico su processi e sentenze (eseguite in piazza, dalla gogna alle esecuzioni capitali), ovvero “durante e dopo” il giudizio. Se la piazza, da luogo fisico diviene la tv, il web, cambiano i mezzi, non il principio e il fine. Né si vede quale differenza ci sia, se non, appunto, di medium, fra un processo esposto al pubblico dibattito sui giornali e non anche in tv;
6 – addirittura, c'è chi ritiene “cattiva pubblicità” per la Calabria i cartelloni stradali e altri mezzi che, infrangendo il muro di di silenzio steso sul Rinascita Scott, avvertono che c'è una trasmissione che racconta il processo. Se lo fai sapere al turista che arriva in aeroporto..., qualcuno, signora mia, potrebbe sospettare che in Calabria ci sia la 'ndrangheta, mica solo 'nduja e Bronzi! E potrebbe tornarsene precipitosamente indietro, rinunciando alla passeggiata sul lungomare. E come si chiama il lungomare? “Falcone e Borsellino”. Ma questo non disturba, né si ritiene possa disturbare il turista. Perché? Difficile capire: forse perché, essendo i due magistrati vittime di Cosa Nostra, quindi di mafia extra-regionale, non fanno venire brutti pensieri al forestiero in Calabria? La sociologia spiega che l'onore è un fatto locale, Cosa Nostra non è calabrese, l'onore è salvo. L'interpretazione parrebbe avere una indiretta conferma da un analogo disagio denunciato, anni fa, dall'attuale presidente del Consiglio regionale siciliano, Gianfranco Miccichè: l'intitolazione dell'aeroporto di Palermo-Punta Raisi a Falcone e Borsellino sarebbe sbagliata “perché ci si ricorda della mafia”. Chi ha fastidio della pubblicità sul processo Rinascita Scott all'aeroporto di Lamezia Terme, propone di sostituirla con l'indicazione di alternativa storiche, archeologiche fra le tante presenti in Calabria. Miccichè suggeriva la stessa cosa per l'aeroporto di Palermo, per esempio: Archimede (che era di Siracusa e non di Palermo, a voler fare i pignoli) o altre “figure positive”, non parendogli tali, aeroportualmente parlando, quelle di Falcone e Borsellino.
Per fortuna, solo nel mondo capovolto di pochi è bene oscurare il più grande processo di sempre alla 'ndrangheta e si ritiene sbagliato pubblicizzare una trasmissione giornalistica che lacera quel buio; i risultati degli ascolti dicono che gli abitanti del mondo non capovolto apprezzano. La stessa gente, a occhio, che manifestava in piazza a Lamezia Terme, a Catanzaro, circa un anno e mezzo fa, a sostegno della squadra antimafia guidata dal procuratore capo Nicola Gratteri, messo sotto accusa dai soliti noti, proprio per l'inchiesta Rinascita Scott (nel mondo capovolto succede).
Gratteri disse allora che quando la magistratura libera spazi ingombrati dal crimine, la società deve occuparli. Qualcuno deve aver equivocato: non parlava dei tabelloni.