E se la Calabria con Jole Santelli fosse caduta dalla padella alla brace? I segnali ci sono tutti. E allora, forse, è arrivato il momento che sui primi mesi di questo governo regionale si cominci a scrivere qualche parola di verità.

Wilde sosteneva che la «verità non è ciò che si direbbe una buona, gentile e fine fanciulla». Fedeli a questa citazione, dunque, è arrivato il momento di esprimere il nostro punto vista e lo faremo dicendo “pane al pane vino al vino” com’è nel nostro stile. Pronti, comunque, a rivedere le nostre valutazioni nel caso si manifestasse una prova contraria. Una “prova” contraria che al momento non intravediamo dietro l’angolo.

Santelli e la sua giunta regionale, infatti, a noi sembra che comincino ad annegare nel mare di sciocchezze dentro le quali si sono alimentati in questi mesi.

Covid, misure post lockdown e ripresa dei contagi stanno purtroppo evidenziando questa amara realtà. Annunci sensazionali. Nomine roboanti. Molti bluff. Salotti televisivi nazionali. Concretezza, invece, uguale a  zero. Tutto ciò è stata la cornice di un quadro non solo privo di disegno, ma addirittura senza la tela. Potremmo mutuare il titolo di un famoso film “sotto il vestito niente”. O peggio, “Tutto chiacchiere e distintivi” per restare alle battute cinematografiche.

Le uniche scelte importanti come la Sacal, la Film Commission, la direzione generale del dipartimento della Sanità, sono state partorite nei grandi e piccoli circuiti dei poteri romani targati centrodestra.

Da questa galassia, per esempio, è venuta fuori  la nomina alla Sorical dell’avvocato crotonese Cataldo Calabretta, noto più alle cronache mondane per essere l’avvocato delle dive piuttosto che un esperto manager. Pronti a ricrederci naturalmente, se Calabretta saprà riformare il sistema. Tuttavia siamo convinti che un settore strategico come quello delle acque, forse, avrebbe meritato una scelta diversa dopo la gestione disastrosa di Gigino Incarnato.

E invece niente.


Dopo 8 mesi di governo Santelli, dunque, non si è intravista nemmeno lontanamente quella azione riformatrice tante volte auspicata e di cui questa regione avrebbe bisogno come il pane.

Nessuna svolta degna di questo nome all’orizzonte. Nessuna riforma della burocrazia in agenda. Anzi, per la verità, alcune nomine della governatrice, in particolarenella Sanità, sono sembrate più finalizzate alla tutela di certi discutibili personaggi della burocrazia regionale. I soliti mediocri, i quali, proprio nella sanità hanno contribuito ai disastri irrecuperabili a partire dalla enorme massa debitoria, una volta con la destra e un’altra volta con la sinistra. Burocrati e boiardi da sempre iper protetti dalla fratellanza calabra dei grandi poteri massonici del capoluogo e della regione. E, d’altronde, niente di nuovo sotto il sole, gli stessi poteri avevano scandito l’azione di governo di Mario Oliverio.

Le coalizioni si alternano. I governatori salgono e scendono dal decimo piano della cittadella. I poteri forti calabresi, invece, rimangono saldamente al comando. “È la Calabria bellezza e non ci puoi far niente”.

Il vero tumore della nostra regione dopo la ‘Ndrangheta. Quella massoneria che in questa Regione ha sempre protetto e continua a proteggere il peggio del peggio. Iole Santelli, dunque, si muove in continuità con i suoi predecessori di destra e di sinistra. Si alimenta, sguazza e vivacchia in questo brodo immondo che sta avvelenando questa terra.

Ci eravamo illusi che la prima presidente donna di questa Regione avrebbe portato quella radicale propensione al riformismo innovativo che solo le donne sanno affermare. E invece no. I fatti ci indicano che stiamo affondando nel più dannoso e profondo conservatorismo. Nell’immobilismo parassitario.

I giorni in cui Jole Santelli girava per i maggiori talk nazionali come una eroina impegnata a blindare la Calabria per difenderla più che dalla pandemia, dalla storica inefficienza sanitaria e dalla mancanza di terapie intensive, ormai, sembrano estremamente lontani. In quei giorni, in tanti, ci eravamo illusi di una cambio di passo per questa Regione e per questa terra. Ci siamo clamorosamente sbagliati. Da allora sono passati mesi. Avevamo avuto la fortuna di essere stati appena scalfiti dalle conseguenze del Covid-19. È arrivato il momento di chiedersi: come abbiamo utilizzato quel vantaggio? Cosa è stato fatto nel frattempo per fronteggiare  una eventuale seconda ondata che potrebbe essere meno generosa? La risposta è a prova di smentita: niente. Zero assoluto.

Possiamo candidamente affermare, infatti, che la Santelli, la sua giunta e tutta la galassia politica che gli gira attorno, sostanzialmente, hanno prodotto semplicemente chiacchiere. E le chiacchiere, ancora una volta, stanno a zero. Valeva per Oliverio. Vale per la Santelli.

In questi mesi la governatrice ci ha fatto assistere a diversi profili della sua azione di governo, passando dalla presidente dal pugno di ferro e dalla chiusura facile, a quella che si scontra con il governo, con tanto di ricorso al Tar, per riaprire tutto. Profili contraddittori che già da soli rivelavano i sintomi di una certa inconsistenza politica e di visione.

Da giorni, in Calabria, la curva dei contagi ha avuto una paurosa impennata e il bluff di questi mesi basato sulla presunta efficienza della governatrice si è sciolto come neve al sole.

Era il 12 marzo quando la presidente Santelli, in pompa magna, in accordo con il Commissario straordinario Gen. Saverio Cotticelli (di cui i calabresi hanno perso le tracce da tempo) e con il supporto del Dipartimento Salute, annunciava l’assunzione di misure che avrebbero portato dall’attivazione di 400 posti letto di terapia intensiva e subintensiva per le aree nord, centro e sud della regione.

È lecito chiedere alla presidente che fine hanno fatto quelle terapie intensive? E, ancora, che fine ha fatto l’avviso pubblico per il reclutamento di 300 medici specializzati e specializzandi e l’assunzione a tempo determinato di 270 infermieri e 200 Oss?

Oggi a 6 mesi da quegli annunci la verità è amara: siamo nuovamente in braccio a Maria Santissima e a San Francesco di Paola. È bastato poco, infatti, per prendere atto della drammatica realtà. I ricoveri per covid nella provincia di Cosenza di questi ultimi giorni lo confermano. Appena l’asticella dei contagi è iniziata a salire,  è venuta fuori tutta la fragilità del reparto di malattie infettive dell’Annunziata, in sofferenza per carenza di organico. C’è da augurarsi per la Calabria e per i calabresi di non essere investiti da una seconda ondata di contagi. Sarebbe un disastro pauroso e letale. Ma stavolta le responsabilità politiche hanno un nome e un cognome.

Chi è il Mister X che scrive le misure?

A tutto ciò si aggiunga il problema dei problemi: la qualità delle misure, la razionalità e la finalità dei provvedimenti a sostegno dell’economia calabrese. Anche in questo caso, una cilecca  dietro l’altra.

Con buona pace del cabarettista prestato alla politica, come egli stesso ama definirsi, e che risponde al nome di don Nino Spirlì di Taurianova, vice presidente della Giunta regionale targato Lega e di Fausto Orsomarso, assessore regionale targato Fratelli d’Italia. Le misure varate dalla Giunta regionale hanno miseramente fatto flop. E Spirlì piuttosto che passare il tempo ad attaccare la linea teologica del Papa o Muccino per aver criticato il pensiero del suo Messia Salvini, farebbe bene ad occuparsi di queste cose e di correggere questi disastri!

Di fronte a questa rovinosa bancarotta propositiva e organizzativa, sarebbe giusto e, moralmente doveroso, conoscere la manina che ha redatto queste misure e predisposto i relativi bandi.

Vox popoli, voci di corridoio, strette di spalle nelle sagrestie della burocrazia calabrese, infatti, sussurrano che il  frutto di questa fallimentare elaborazione sarebbe opera di un noto personaggio che non può esporsi a causa di qualche problemuccio giudiziario tutto da dipanare.

Sembrerebbe che, questo mister X, in maniera del tutto informale, si aggira per i corridoi dei dipartimenti e impone regole e indicazioni nella stesura delle misure, sui bandi ecc. Chiaramente, per nome e per conto di Iole. Dalla dama bianca di oliveriana memoria a mister X il passo è stato breve. Ancora una volta niente di nuovo sotto il sole.

E d’altronde, nonostante la montagna di denaro accumulata durante la legislatura Oliverio, e ancora una volta non spesa, si prosegue sulla strada dell’immobilismo. Basta pensare a quello che sta succedendo sul bando dei borghi relativamente ai privati, graduatorie e progetti, infatti, andranno tutti cestinati per  volontà del vicepresidente della giunta. Tutto annullato, cancellato, si ricomincia daccapo. Siamo senza speranza? Sembrerebbe di sì.

E tuttavia non ci possiamo arrendere. Forse si dovrebbe pensare ad andare oltre una classe dirigente che da 4 lustri a destra come a sinistra ha bloccato questa terra. Forse dovremo andare oltre questi schemi. Ma questo è un altro ragionamento che affronteremo nei prossimi giorni.