Poche ore fa la tragica notizia del decesso di Francesco Occhiuto, figlio del senatore Mario. Nei giorni scorsi Lorenzo Pataro e Serafino Congi. Ma a volte la vita bussa nei modi più sorprendenti: un 27enne cosentino paraplegico racconta la sua battaglia
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Tanti, troppi i casi di morti drammatiche in questi ultimi mesi. E tanti i giovani che hanno perso la vita. E non è importante come e perché, se per un incidente, un problema di salute, o se addirittura per una tragica volontà.
Poche ore fa la morte del trentenne cosentino Francesco Occhiuto, una tragedia infinita. Nei giorni scorsi il giovanissimo poeta di Laino Borgo Lorenzo Pataro conosciuto in tutti gli ambienti culturali italiani; alcuni giorni fa la morte di Serafino Congi di San Giovanni in Fiore che come ha scritto la sorella: «Ha avuto la sfortuna di avere un malore nel giorno e nel posto sbagliati».
Ieri si sono svolti a Vibo Valentia i funerali di Raffaele Sicari, l’operaio di 26 anni morto a causa di un tragico incidente sul lavoro.
E ci fermiamo qua. L’elenco sarebbe lungo e ci riempirebbe di tanto dolore ma anche di rabbia. Perché non si può morire così, da ragazzi, qualsiasi siano le cause e i motivi. Nulla potrà mai più riportare il sorriso in una famiglia che perde improvvisamente un figlio.
Viviamo in un’epoca difficile, confusa, piena di angoscia. Ogni giorno un dramma, una storia tragica, migliaia di morti per tragiche guerre, per storie drammatiche storie che scaturiscono da una società che sembra sprofondare.
Poi, quasi all’improvviso, la voglia di vivere sembra riprendersi la scena. E lo fa attraverso la voce un po’ confusa e da un’intelligenza acutissima qual è quella di un altro giovane: si chiama Cristiano Misasi di San Lucido, nel Cosentino, ha 27 anni, è tetraplegico dalla nascita, vive con e grazie alla sua inseparabile carrozzina. Ha una laurea in Giurisprudenza, una straordinaria e infinita voglia di vivere, di combattere, di concedersi tutto. Cristiano ha la forza di un uragano ed pronto ad una sfida di straordinaria portata che lo porterà da un capo all’altro della Calabria, da Laino Borgo, fino al lungomare Falcomatà di Reggio Calabria, in dodici giorni. E la spiega così: «Con questa mia follia vorrei raccontare la disabilità, far capire a tutti che la mia è una vita normale».
Indomabile come il papà Ciccio Misasi che era un pilota straordinario tanto che negli anni ‘70 vinse ben dieci campionati di “Coppa Sila”.
Nell’intervista alla nostra Francesca Lagatta, Cristiano, che ha la passione per la scrittura e sogna di diventare giornalista, ha detto: «Cosa posso dirle, direttore Laratta , se ha l’opportunità di concedermi un ruolo nella sua meravigliosa redazione, io l’accetto volentieri». Con l’editore Maduli andremo a parlare con Cristiano per aiutarlo a realizzare questo sogno. A volte la vita bussa nei modi più sorprendenti, e noi dobbiamo aprire quella porta.