«Oggi si respira il profumo della giustizia, ho pensato ai miei nipoti, a mia mamma, a un territorio intero». Non riesco a smettere di pensare alle parole di Vincenzo Chindamo, fratello di Maria Chindamo, l’imprenditrice madre di tre figli che secondo quanto emerso dall’inchiesta Maestrale-Carthago è stata uccisa e data in pasto ai maiali. Scrivo alla vigilia della decisione del Csm sul nuovo Procuratore di Napoli e penso che nelle parole di Vincenzo Chindamo ci sia la chiave per decifrare l’immensa popolarità, la credibilità granitica e l’affetto da cui è circondato Nicola Gratteri. Parole di cui probabilmente importerà poco ai membri dell’organo di autogoverno della magistratura, che voteranno secondo dinamiche, equilibri di correnti e di potere che nulla c’entrano con il sentire popolare. Ma sono parole che restano scolpite nella coscienza individuale e collettiva.

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C’è un profumo di giustizia e ci sono anche profumi di libertà nel suo senso più pieno e di speranza, che molti hanno dimenticato o forse non hanno mai conosciuto. Quando questi profumi inondano l’aria, la storia si muove in avanti in un percorso che noi chiamiamo progresso.

Un percorso in cui vengono individuate figure simbolo come Gratteri, personalità che per l’indiscusso carisma segnano un solco, o di qua o di la. Non a caso il procuratore si trova in una condizione singolare: per gran parte dell’opinione pubblica è un simbolo di libertà e giustizia, per alcuni ne rappresenta la negazione.

Certamente non pensano che Gratteri sia la negazione di quei valori persone come Vincenzo Chindamo e i familiari di vittime di mafia a cui i killer hanno tolto padri, madri, fratelli, sorelle, figli. Non lo pensano gli imprenditori che ora possono operare senza essere stritolati dal pizzo o essere cacciati dalle cosche dopo aver vinto un appalto. Non lo pensano gli agricoltori a cui nessuno va più a sottrarre le terre con la forza. Non lo pensano migliaia e migliaia di persone che riempiono all’inverosimile le piazze d’Italia, comprese le nostre di Link “Orgoglio e pregiudizio” questa estate a Falerna, Vibo Marina e Rossano.

Non mi soffermo più di tanto sulle levate di scudi a ogni operazione firmata Gratteri da parte di alcuni addetti ai lavori. Mi limito a constatare che molti dei quali sostengono che il Procuratore di Catanzaro sia in realtà la negazione di libertà e giustizia si inalberano e si indignano quando a essere indagati o privati della libertà personale sono personalità in vista, magari con ruolo politico, dirigenziale o imprenditoriale, che solitamente possono permettersi le migliori difese. Francamente non ricordo (ma sarà un problema mio di memoria) levate di scudi o proteste eclatanti per persone umili e sconosciute incappate, magari per errore, nelle maglie della giustizia.

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È per questo che la campagna anti-Gratteri non ha funzionato e non funziona. Le persone guardano da una parte e dall’altra e poi scelgono. Gratteri certamente avrà i suoi difetti, magari avrà fatto degli errori, ma ha dimostrato più di tutti di avere a cuore la Calabria, mentre gli altri la distruggevano facendo finta di avere a cuore gli interessi pubblici.

Metto qui di seguito alcune delle principali tappe di Gratteri a Catanzaro – giusto per dare l’idea dell’impatto che il lavoro del team da lui diretto ha dato all’attività della Procura – a partire da quella che viene a ragione considerata la più importante operazione contro la ‘ndrangheta: l’Operazione Rinascita Scott, scattata il 19 dicembre 2019 con centinaia di arresti contro i clan del Vibonese. In questo quadro rapido e sintetico partiamo dal 2017, con l’operazione “Jonny” contro il clan Arena di Isola Capo Rizzuto e la luce sulle infiltrazioni mafiose nel centro di accoglienza per migranti e “Crisalide”, contro i clan di Lamezia Terme. E ancora: “Stige” del 2018 contro i clan di Cirò Marina; “Rimpiazzo”, scattata nell’aprile 2019 contro il clan vibonesi; “Farmabusiness”, del 2020; “Imponimento”, del 2020 contro i clan del Vibonese; “Basso profilo”, del 2021; “Petrol Mafie, del 2021 contro i traffici dei clan con gli idrocarburi; “Olimpo”, del 2023 sul controllo dell’industria del turismo nel Vibonese; “Glicine” del 2023 contro i clan del Crotonese Maestrale-Carthago in due fasi, maggio 2023 e settembre 2023. E ancora “Quinta Bolgia”, tra Catanzaro e Lamezia, “Alibante” contro i clan di Nocera Terinese e Falerna, “Stammer”, con la scoperta di un vasto traffico di droga tra il Vibonese, il Reggino, l’Albania e il Sud America.

Non solo operazioni. Ci sono anche i nomi e cognomi delle persone scomparse per mano della ‘ndrangheta le cui famiglie hanno chiesto verità e giustizia trovando una risposta nell’attività della Procura di Catanzaro. Per citarne alcuni: Matteo Vinci, ucciso con un’autobomba a Limbadi, Francesco Vangeli, il cui cadavere mai ritrovato sarebbe stato messo in un sacco e gettato sul Mesima, Maria Chindamo.

Gratteri ha firmato operazioni importanti, ma ha messo il sigillo anche su due grandi opere che rappresentano un fiore all’occhiello delle infrastrutture pubbliche nazionali: l’aula bunker di Lamezia Terme, realizzata in tempi record per celebrare appunto Rinascita Scott, il più grande processo alla ‘ndrangheta; la nuova Procura di Catanzaro, inaugurata anch’essa in tempi record dopo i lavori di ristrutturazione di un ex convento che aveva già ospitato l’ex Ospedale militare. Insomma, non solo capacità investigativa e repressiva: la Procura ha anche dato prova di una grandissima capacità organizzativa e amministrativa. E tralascio i grandi risultati nell’ordinaria, come in contrasto all’abusivismo edilizio.

Non so cosa deciderà domani il plenum del Csm. I denigratori di Gratteri sono già pronti come un disco rotto: se andrà a Napoli diranno che è stato sconfitto perché in Calabria non si farà più nulla e che la musica cambierà, non rendendosi conto che è già stato chiarito che sono state impostate indagini per altri 5 anni; se non andrà a Napoli diranno che ha perso, che è finito e bla bla bla come ripetono periodicamente da anni e anni prima di essere zittiti da un’altra operazione.

Molti calabresi vorrebbero che Gratteri restasse, anche se per legge dal 16 maggio del prossimo anno, allo scadere del secondo mandato di 4 anni, non potrà più essere Procuratore di Catanzaro. I nostri social sono inondati da messaggi che gli chiedono di rimanere, non accettando la regola del termine di permanenza massima per due mandati. Altri capiscono che Napoli può essere una piazza importante per continuare l’opera di rinascita dei territori meridionali.

Io penso che, qualunque scelta faccia il Csm, un risultato i calabresi l’hanno ottenuto. Quelle piazze strapiene in ogni dove, anche fuori dai confini regionali, fuori dal Sud, indicano un fenomeno, una voglia di riscatto, una necessità di mettersi insieme per cambiare. Migliaia e migliaia di persone in fila a farsi firmare la copia di un libro che parla di mafia, di corruzione ma anche di libertà e di cambiamento sono la prova che Gratteri non è un magistrato qualunque: è un punto di riferimento, un simbolo, una bandiera. Una bandiera che sta lì a dirci che anche in Calabria con la volontà, la testa e il cuore le cose possono cambiare. Capisco che per qualcuno questo sia incubo. Ma per noi, con impegno ed unendo le forze, può diventare un sogno.