VIDEO | Appaiono paradossali le dichiarazioni entusiastiche della governatrice all’indomani della tornata elettorale in Calabria. La coalizione di centrodestra che la sostiene alla Regione esce fortemente ridimensionata. Ma anche il centrosinistra arranca, mentre i Cinque stelle evaporano. Segnali che dovrebbero indurre a una riflessione seria sulla sfiducia dei calabresi (ASCOLTA AUDIO)
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Il paradosso della fine del primo turno amministrativo in Calabria è la dichiarazione della presidente della Regione Calabria Jole Santelli. Alla fine di una lunga giornata di spoglio elettorale, la governatrice verga una nota sul risultato elettorale dai toni trionfalistici, sia in relazione alla coalizione del centrodestra che al dato di Forza Italia di cui ella continua ad essere coordinatrice regionale. Contenuti surreali e non aderenti alla realtà dei numeri.
I numeri non mentono
L’onorevole Santelli, chiaramente, è libera di fare le valutazioni che ritiene più giuste o più convenienti alla sua funzione, noi che siamo analisti politici dobbiamo partire dalla valutazione dei numeri e dal contesto da cui sono determinati. Purtroppo per la governatrice i numeri smentiscono categoricamente la sua ricostruzione.
Il dato elettorale è implacabile: il centrodestra non sfonda al primo turno in nessuno dei maggiori centri chiamati al voto, a Reggio Calabria, per esempio, il candidato di centrodestra indicato dalla Lega e che i più davano vincente al primo turno, non solo non vince, ma il sindaco uscente, Giuseppe Falcomatà, dato per morto politicamente, riesce a dare al candidato del centrodestra quattro punti di scarto.
La stessa Forza Italia, guidata dal parlamentare Francesco Cannizzaro, primo alleato della Santelli in regione, si attesta su un modesto undici per cento. A Crotone il dato più clamoroso: il candidato del centrodestra indicato dalla governatrice e sulla carta dato stravittorioso, considerate le numerose liste a sostegno, si ferma a poco oltre il trenta per cento e dovrà vedersela, al secondo turno, con il candidato di Tansi. Stesso schema a San Giovanni in Fiore, dove la candidata Rosaria Succurro, anch’essa indicata dalla Santelli, deve accontentarsi di un modesto venticinque per cento, incalzata dalla straripante affermazione di Antonio Barile, un battitore libero vicino al centrodestra, ma apertamente in polemica con il centrodestra ufficiale. Già questo quadro avrebbe dovuto indurre la governatrice della Regione ad una certa prudenza nel commentare “i grandi successi “ di un centrodestra a trazione Forza Italia. A noi pare, invece, che dopo sei mesi di governo regionale di centrodestra e di presidenza Santelli, la giunta regionale non riesca a capitalizzare, in termini di consenso popolare, la propria azione di governo.
Qualsiasi dirigente politico, di equilibrio e moderazione, dovrebbe analizzare i le indicazioni di questo importante test elettorale. La dichiarazione della Santelli, dunque, applicata a questo contesto politico e al relativo dato elettorale, non solo risulta fuorviante, ma per certi aspetti sfiora il ridicolo. Forza Italia ferma al dieci per cento, la Lega al quattro a Reggio Calabria, nonostante abbia indicato il candidato a sindaco, Fratelli d’Italia stabile, evidenziano una coalizione che, a sei mesi dalla conquista del governo regionale, appare già in profondo declino. È probabile che il turno di ballottaggio possa aggiustare un po’ il tiro ma il problema rimane.
Se Sparta piange Atene non ride
E già! Se da un lato si manifestano tutte le difficoltà politiche ed elettorali del centrodestra, sul fronte opposto c’è un centrosinistra assolutamente incapace di trarne vantaggi politici ed elettorali, anzi, per certi aspetti, la sinistra manifesta una crisi peggiore di quella del centrodestra.
A San Giovanni in Fiore, patria di Mario Oliverio, definita un tempo la Stalingrado della Sila, il candidato del Pd non solo non va al ballottaggio, ma si piazza in quinta posizione. Un disastro, l’eredità conseguenza degli errori pesanti del suo leader maximo. A Crotone altro grande disastro, la lista del Pd non era nemmeno presente alla competizione elettorale, ciò perché sia i vertici romani che quelli calabresi non hanno condiviso la scelta di indicare un candidato espressione dell’area Sculco. Il risultato è stato che al ballottaggio, invece che il candidato del centrosinistra, è arrivato il candidato di espressione di Carlo Tansi.
A Serra San Bruno, territorio dell’ex parlamentare Brunello Censore, un altro dato indicativo dell’umore e dell’orientamento degli elettori di centrosinistra, il candidato espressione di un maxi inciucio tra Censore ed il suo ex avversario storico, l’ex consigliere regionale Salerno, è stato clamorosamente bocciato dai serresi che hanno premiato un candidato sul quale nessuno avrebbe puntato nemmeno uno scellino alla vigilia del voto.
I calabresi sono stanchi
Sono evidenti, dunque, il disagio ed il malumore dell’elettorato calabrese, che continua a manifestare segnali di insofferenza nei confronti dei blocchi tradizionali della politica regionale. Basti pensare che da anni ormai i 2 terzi dei calabresi non si recano alle urne. È evidente, ancora, che nel tessuto più profondo della società calabrese, appuntamento elettorale dopo appuntamento elettorale, stanno crescendo forme di contestazione radicali verso un ceto politico ritenuto sempre più squalificato e inadeguato a risolvere i problemi di questa Regione. Dalla società civile emergono la domanda e l’esigenza di un rinnovamento profondo delle classi dirigenti. A questo punto chi saprà interpretare questa richiesta potrà conquistare, in futuro, enormi spazi di consenso politico. Il M5S, per esempio non ha saputo capitalizzare questa contestazione, perché l’attuata esclusivamente in chiave antipolitica. La nostra società, invece, ha bisogno di una risposta autenticamente politica.
La parte sana della società deve prendere in mano il proprio destino
A nostro avviso è giunta l’ora che le eccellenze del panorama culturale, professionale, imprenditoriale, sociale della nostra terra si attivino e si mettano in rete per conquistare questo spazio e dare una risposta qualificata al disagio ed alla domanda provenienti dalla parte più sana della nostra terra.
Sicuramente questa nostra valutazione sarà mal digerita da quel ceto dirigente di destra e di sinistra che, ancora oggi, scandisce tutti i momenti della vita politica calabrese, basti pensare alle miserie ed ai tragiri attuati dai consiglieri regionali intorno al problema dei vitalizi e delle pensioni. Oppure alla ormai logorata querelle intorno al proseguimento della carriera di Mario Oliverio. Ed ancora le intolleranze del Presidente del Consiglio regionale, Mimmo Tallini , verso i giornalisti che mettono a nudo la storica incapacità degli inquilini di Palazzo Campanella. E potremmo proseguire con l’eterna disputa tra presunti garantisti ed altrettanti presunti giustizialisti, tesa solo a coprire, giustificare e perpetuare l’endemico malcostume politico di numerosi gaglioffi collocati equamente tra destra e sinistra e che pretendono di continuare ad occupare la scena politica regionale.
La Santelli cambi musica o sarà travolta
Jole Santelli, pur essendo espressione di questo usurato sistema politico, rigorosamente bipartisan, aveva la possibilità di affermare una stagione nuova, anche per sfruttare il vantaggio dell’essere la prima donna Presidente di questa Regione. Il primo bilancio della sua azione di governo, purtroppo, sta confermando che anche lei si muove in continuità con quel sistema politico che ha distrutto questa Regione. È ancora in tempo per cambiare musica, ma dovrà sceglier, nei prossimi giorni, se continuare a muoversi nel contesto dell’effimera vaghezza degli annunci dal salotto di Barbara D’Urso oppure nella concretezza dell’affermazione di una reale politica di rinnovamento. Se sceglierà quest’ultima strada eviterà, forse, di essere travolta dall’ inarrestabile voglia di rinnovamento della società calabrese.