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Una riforma contestata fin dall’inizio, quella del welfare, e che dovrebbe far transitare in capo alle amministrazioni comunali le competenze finora regionali inerenti la programmazione sociosanitaria e socioassistenziale. Questa mattina è arrivato lo stop dal Tribunale amministrativo regionale che ha accolto il ricorso proposto dal Comune di Catanzaro con cui aveva chiesto l’annullamento delle deliberazioni di Giunta regionale, relative al regolamento sulle procedure di autorizzazione, accreditamento e vigilanza delle strutture socio assistenziali.
I giudici amministrativi hanno stabilito che la riforma del walfare dovrà essere riprogrammata con il necessario raccordo degli enti locali. Proprio su questo punto verteva il ricorso proposto da Palazzo De Nobili, il quale contestava l’assenza di fondi e di personale per gestire un comparto gravoso e variegato
Secondo il Tribunale amministrativo «l’atto della Regione sarebbe stato adottato senza il necessario raccordo con gli enti locali, attraverso la conferenza permanente di programmazione socio sanitaria e socio assistenziale». Inoltre la sentenza aggiunge che nel regolamento della Regione «sono state individuate le tariffe e il contributo a carico dell’utenza per fasce di reddito senza riferimento al Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali, così come è omesso l’intervento della Commissione consiliare per le politiche sociali e la Conferenza Regione - Autonomie locali».
Il provvedimento del Tar specifica che in un intervento programmatorio di una tale incidenza, sia sul settore socio assistenziale che sugli enti locali, «il non aver consentito la partecipazione degli enti nella fase procedimentale si traduce in un difetto di istruttoria e, al contempo, in una violazione di legge».
l.c.