La manifestazione

Vertenza Abramo, lavoratori in protesta sotto la sede Tim di Catanzaro: l’ultima chiamata dai call center calabresi

VIDEO | Presenti delegazioni della sede del capoluogo di regione di Crotone e di Montalto Uffugo. Sul posto inoltre i sindaci Fiorita e Voce e rappresentanti sindacali

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di Nico  De Luca
6 giugno 2024
19:15

Un presidio dimostrativo fino a mezzogiorno quello attuato da un centinaio di lavoratori davanti alla sede Tim a Siano di Catanzaro. Poi, quando sono arrivate da Crotone altre centinaia di lavoratori di Abramo Customer Care, la protesta ha alzato i toni con slogan, fumogeni e cartelli eloquenti. Nel piazzale sorvegliato da polizia e carabinieri, anche una delegazione cosentina proveniente da Montalto Uffugo, terza sede dell'azienda in crisi di commesse.

Fiorita (Catanzaro): «La bomba è innescata»

«La bomba è innescata ed il rischio di deflagrazione è alto - ha dichiarato Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro -. È grave perché ci troviamo in una terra già in grandissima difficoltà ed in una città come la nostra dove il lavoro vale il triplo perché chi lo perde poi non lo ritrova più. Ho partecipato molto volentieri anche al consiglio comunale aperto di Crotone - ha continuato - che è stato molto importante affinché siano adottate misure in grado di dare un poco di ossigeno a questi lavoratori.  Io credo che le istituzioni stiano facendo la loro parte: adesso lo deve fare innanzitutto Tim per dare il tempo a tutti di trovare delle soluzioni idonee».


Voce (Crotone): «Non lasceremo soli i lavoratori»

«Siamo qui per unire le forze - gli ha fatto sponda il primo cittadino di Crotone Vincenzo Voce - Tim deve capire che questi volumi di traffico e questa commessa devono seguire i nostri lavoratori, un'azienda che va avanti da circa 25 anni con professionalità di altissimo livello per cui il motivo della mia presenza insieme ai lavoratori è che non li lasceremo soli, li seguiremo a Roma e il Governo centrale dovrà fare la sua parte». 

Pisano (Ugl): «Per Abramo Customer Care situazione drammatica»

«In questa azienda - dice Pier Paolo Pisano segretario regionale Ugl Telecomunicazioni -lavorano insieme tanti coniugi, mariti e mogli. E voglio ricordare che l'80% dei lavoratori convolti sono già dei part time, quindi con salari che sono veramente al minimo e tra l'altro salari gravati nei ultimi mesi dagli ammortizzatori sociali. la situazione è veramente drammatica».

Nerone (Fistel Cisl): «Vertenza logorante»

«Oltre ad essere stanchi per questa lunga vertenza che dura da più di cinque anni - aggiunge Antonio Nerone Fistel Cisl Abramo Montalto Uffugo - oggi vogliamo che tutti i colleghi vengano inclusi nel progetto e portare al successo questa difficile vertenza che ci sta logorando sia a livello economico e sia di salute»

Gualtieri (Cisl Magna Graecia): «È un problema di volontà politica»

«Il presidente Occhiuto - afferma Daniele Gualtieri segretario Cisl Magna Graecia Catanzaro-Vibo-Crotone - nelle interlocuzioni che abbiamo avuto presso la Prefettura di Catanzaro ha ribadito che non è un problema di risorse, è un problema di chiara volontà anche politica e sociale di Tim per far in modo di recuperare questi fondi del Pnrr».

Ranieri (Uilcom Calabria): «Tim vuole portare le commesse all'estero»

A parlare andando direttamente al sodo è Andrea Ranieri segretario regionale Uilcom Calabria : «Il nocciolo della questione è la volontà di Tim di delocalizzare. Il nostro sospetto è che vogliano portare il lavoro all'estero in Romania e in Albania. Ma c'è un'altra cosa che sta irritando i nostri lavoratori: la Calabria esprime 19 parlamentari ma nessuno di loro ha presentato un'interrogazione ai ministri competenti. Non è possibile accettare una cosa del genere - aggiunge fermo ma severo Ranieri - I vertici sindacali nazionali, Bombardieri, Landini e Sbarra sono intervenuti pesantemente; ma ci aspettiamo che i nostri parlamentari calabresi prendano una posizione, non ci basta solamente la loro solidarietà. Del resto i ministri dovranno rispondere a queste domande perché in Tim c'è anche una quota di Cassa Depositi e Prestiti. E perciò lo Stato lo stato non può dichiarare che si tratta di un'azienda esclusivamente privata. Se non ci sarà una immediata convocazione (i termini di contratto sono in scadenza a fine giugno) chiaramente la rabbia esploderà in modo imprevedibile».

 

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