INTERVISTA | Sit-in delle maestranze impiegate nell'impianto di Bisignano al quale la magistratura ha apposto i sigilli nell'ambito dell'operazione Arsenico. In cinquanta rischiano il posto di lavoro
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Ha cessato di funzionare dallo scorso 14 febbraio, da quando i carabinieri vi hanno apposto i sigilli nell'ambito dell'operazione denominata Arsenico. Ma il depuratore di Bisignano, destinato a smaltire reflui e liquidi pericolosi provenienti dagli agglomerati industriali di tutta italia, compresa l'Ilva di Taranto, per ammissione degli stessi inquirenti titolari dell'inchiesta giudiziaria, è uno stabilimento tecnologicamente all'avanguardia.
L'inchiesta sulla Consuleco
È stato l'uso distorto che ne hanno fatto gli amministratori della Consuleco, società di gestione dell'impianto, ora indagati per inquinamento ambientale, a determinare lo sversamento nel fiume Mucone di sostanze tossiche. Secondo la magistratura, per abbattere i costi, aggiravano il processo di depurazione utilizzando un by pass con scarico direttamente nel corso d'acqua. Affidato ad un custode giudiziario, è rimasto attivo soltanto per la parte allacciata alla rete fognaria comunale.
Appello al Prefetto
Buona parte delle maestranze si è così trovata in esubero e, dopo un periodo di fruizione degli ammortizzatori sociali, adesso preme per la riapertura a pieno regime dell'impianto. Una richiesta sostenuta dalla Cgil: il sindacato ha organizzato un sit-in davanti la prefettura. Domani mattina, 14 ottobre, una delegazione sarà ricevuta dalla rappresentante di governo Cinzia Guercio. A margine della manifestazione abbiamo intervistato Alberico Napoli della Fiom Cgil Cosenza.